Torna la preoccupazione tra i lavoratori delle strutture di accoglienza residenziale per anziani (anche auto-sufficienti, o adulti inabili) del gruppo Edos, tra le quali il “San Vitale” di San Salvo. A lanciare l’allarme sono i segretari provinciali dei sindacati: Giuseppe Rucci (Fp Cgil), Vincenzo Traniello (Cisl Fp), Camillo Di Felice (Fpl Uil) ed Ernesto Magnifico (Uiltucs).
Il gruppo è presente in regione con cinque strutture che accolgono anziani, gravi e gravissimi disabili, persone con decadimento cognitivo, lieve, medio e grave, pazienti con patologie di carattere psichiatrico (sia in regime residenziale, che diurno, sia per soggiorni definitivi o temporanei): quattro sono in provincia di Chieti (“San Vitale” di San Salvo, “Buon Samaritano” di Fossacesia, “Santa Rita” di Santa Maria Imbaro, “Villa San Giovanni” di San Giovanni Teatino) e una in provincia dell’Aquila (“San Domenico” di Villalago).
A preoccupare le centinaia di operatori che ruotano intorno al gruppo è l’ultimo incontro tra sindacati e direzione aziendale che ha “confermato la volontà di procedere nel percorso di esternalizzazione di parte o di tutti i servizi forniti nelle proprie strutture, che formalizzerà a breve attraverso l’attivazione della procedura”. Una decisione, questa, che per le organizzazioni sindacali metterebbe a rischio i livelli occupazioniali.
[ant_dx]“Riteniamo tutto questo inaccettabile – dichiarano i quattro segretari provinciali – poiché temiamo che ci possano essere ripercussioni negative sia sui livelli occupazionali e sia sulla continuità assistenziale. Per queste ragioni abbiamo già proclamato lo stato di agitazione in tutte le strutture, come prima risposta, informato l’assessorato alla Sanità (in quanto alcune strutture sono accreditate) e i sindaci interessati da tale problematica. Ci riserviamo ulteriori iniziative a sostegno, qualora le nostre preoccupazioni dovessero essere confermate con l’avvio della procedura e auspichiamo, vista la delicatezza della situazione, un pronto intervento delle istituzioni. Un intervento a tutela dell’assistenza sul territorio, a tutela della dignità del lavoro e dei lavoratori, che possa evitare operazioni poco chiare, finalizzate solo al mero interesse economico o alla riduzione del personale”.