Quando accade di incontrare un atto di violenza o un atto intimidatorio, una società civile ha il dovere fermo di condannarlo con forza: la violenza e la intimidazione sono e restano attributi degli incivili che, come ho già avuto modo di scrivere su questo spazio, vanno recisamente isolati dal resto della società, che non merita di esserne inquinata.
Guai a giustificare i violenti di una qualsiasi parte: si aprirebbe una pericolosissima breccia nel muro della convivenza civile e gli esiti sarebbero di certo molto gravi. Un po’ come avveniva nei cosiddetti “anni di piombo”, in cui atti brutali perpetrati da esponenti ideologicamente più lontani ad una parte venivano da essa condannati con molta maggiore forza di quelli attuati da esponenti più vicini.
Quel periodo appartiene alla storia, grazie a Dio, ma il suo monito deve esserci sempre presente.
Ogni forma di violenza o di intimidazione va condannata sempre, a prescindere; tuttavia, il falò della giustissima indignazione non deve mai attrarre a sé elementi che a quella violenza e a quella intimidazione potrebbero sembrare apparentati e che, per astratte induzioni logiche, potrebbero venirne associati.
Accade, ad esempio, che ogni squilibrato che si faccia esplodere in un mercato nel (solo presunto, sia chiaro!) nome di Allah, muova qualche altro idiota ad associare quel gesto vile e folle con tutta una comunità che, invece, celebra molto più degnamente e molto più umanamente quello stesso nome.
In questo modo, “Musulmano=ISIS=pericoloso terrorista” diventa una equazione dissennata, rozza e becera, che amplifica gli effetti dannosi di atti di per sé ignobili.
I moti di impulso – anche nella giusta indignazione – possono infatti produrre esiti disastrosi quanto i gesti che li hanno ingenerati e, in questi casi, solo il Lume della Ragione può esserci di aiuto per non inoltrarci in una Notte ancora più fonda di quella in cui ci si trova.
Se, quindi, un cittadino – assessore o meno – riceve una intimidazione, lo sdegno deve essere unanime e tutti – sottolineo tutti – dobbiamo fermarci un attimo per guardarci in faccia e renderci conto fino in fondo della gravità di una cosa simile.
Quell’atto intimidatorio non deve in nessun modo frenare la persona che l’ha ricevuto, anzi! Tuttavia, al tempo stesso, non deve fermare nemmeno il libero (purché civile) pensiero di coloro che di quella persona non condividono l’operato: in ciascuno dei due casi, infatti, l’intimidazione avrebbe comunque raggiunto il suo scopo.