Carabinieri e Procura di Teramo ritengono di aver sgominato la banda delle marmotte. Una gang specializzata nel far esplodere i bancomat attraverso bombe chiamate marmotte: sbarre metalliche imbottite di esplosivo.
Un’ordinanza lunga 400 pagine del giudice per le indagini preliminari formula le accuse contestate a vario titolo a 10 persone: associazione a delinquere finalizzata ai furti con scasso attraverso l’utilizzo di esplosivo.
Gli ordini di custodia cautelare sono stati emessi dal gip del Tribunale di Teramo, Roberto Veneziano, su richiesta del pm, Davide Rosati, nei confronti di altrettante persone residenti nel Teramano e nel Foggiano, tra cui un uomo, D.S.L., che attualmente si trova a Vasto, dove era stato arrestato il 12 dicembre scorso proprio perché, nella sua auto, i carabinieri della Compagnia della città adriatica gli avevano trovato una bomba analoga a quelle usate dai malviventi per sventrare i bancomat [LEGGI].
“A lui viene contestato il solo reato associativo e non i reati fine”, ossia i furti. “Secondo gli inquirenti, sarebbe il promotore e il consulente in materia di ordigni della presunta associazione”, dice il legale dell’uomo, l’avvocato Gianni Menna, che nei giorni scorsi, dopo la condanna del 13 marzo, aveva ottenuto per il suo cliente gli arresti domiciliari per l’episodio del 12 dicembre 2017. “Si attendeva l’arrivo del braccialetto elettronico”. Ora, per effetto di questa ordinanza, l’uomo resta nel carcere di Torre Sinello, a Vasto.
I fatti su cui si sono concentrate le indagini, svolte anche attraverso le intercettazioni telefoniche, sono accaduti principalmente in provincia di Teramo. Un episodio è avvenuto a Siena.
“Secondo quanto si è appreso in ambienti giudiziari – scrive l’Ansa – le ordinanze hanno raggiunto persone con precedenti specifici a Cerignola e a Tortoreto. In quest’ultimo centro risiederebbero due dei componenti, ritenuti i basisti dei colpi. L’inchiesta, scattata diversi mesi fa, quando il Teramano era devastato da assalti ai dispostivi elettronici di erogazione del denaro, soprattutto della Tercas poi Popolare di Bari, aveva individuato nell’appoggio locale la pista che ha portato a identificare gli autori di dieci dei complessivi 21 assalti, la maggior parte con esplosivo, messi a segno dal 20 ottobre 2016”.