Serata gremita a Guilmi quella del 4 maggio scorso in occasione della festa del Santo patrono durante la quale è stato presentato un libro unico nel suo genere, dopo il famoso “Io speriamo che me la cavo” del 1990.
Noi la pasta la mangiamo la sera a Guilmi è il titolo del libro storico che raccoglie oltre 100 temi dei ragazzi della fine anni ’60, esattamente 50 anni fa.
Ritrovati casualmente in uno scatolone che stava per essere buttato al macero, sono stati salvati da Antonio, Bruno e altri amici venuti dal nord per fare il doposcuola, e ora, con lo stupore degli autori dei temi, presenti in sala, eccoli stampati in bella copia e diventati un vero documento storico.
Antonio Gervasio, l’idea di pubblicare i temi non l’ha mai abbandonata e sapeva che questo pensiero ostinato, come un fiume carsico, prima o poi si sarebbe concretizzato. Così è stato.
Peppino Di Nardo, da buon guilmese emigrato, ha avuto il compito non facile di rintracciare la maggior parte degli autori dei temi e verificare dove si trovassero ora e cosa avessero combinato nella vita. L’impresa è stata ardua, ma lui è riuscito a rintracciare quasi tutti i protagonisti che sono stati intervistati dal sociologo e scrittore Alberto Terzi.
Così, leggendo i sogni dei ragazzi guilmesi, datati alla fine degli anni ’60, ciascun lettore può verificare di persona chi li ha realizzati, chi ci è andato vicino, o chi si è trovato, per le sue scelte successive, a vivere un’esistenza diversa. Questo è sociologicamente un risultato davvero unico nella letteratura che si occupa delle storie delle persone.
[ant_dx]È molto significativo essere riusciti a intervistare, a 50 anni di distanza, gli autori dei temi per chiedere loro lo stato di realizzazione dei loro sogni. È curioso scoprire che in cinquant’anni questi temi hanno percorso tutte le trasformazioni tecnologiche avvenute prima lentamente e poi vorticosamente.
Dalla scrittura con l’inchiostro a quella con la biro al registratore a bobine, dalle audiocassette su nastro ai cd per giungere alla stampa del libro e alla sua versione digitale come ebook passando per una chiavetta Usb.
Ma quel che conta sono le storie e le persone che ci stanno dentro, contano le diverse visioni del mondo, le differenti aspettative, i desideri dichiarati e i loro articolati sviluppi o l’aver dato gambe alle proprie idee, ai propri sogni.
Contano i fatti, ben oltre qualsiasi voto o giudizio scolastico dato allora. Contano i risultati effettivamente ottenuti nella vita, ben oltre qualsiasi livello culturale di partenza.
Conta quella spinta al cambiamento che, nonostante il forte senso di appartenenza a Guilmi, ha spronato migliaia di persone a fare sacrifici enormi, a emigrare per poi sentirsi comunque e dovunque dei cittadini guilmesi emi-grati, grati per le loro origini e quel legame che c’è, è forte e non lo sai spiegare se non con un’emozione.
Dall’Io speriamo che me la cavo si è passati quindi a Io speriamo che me la scappo ma, appena posso, ritorno. Ora il libro è disponibile presso il comune di Guilmi per chi volesse averne una copia.
Al termine della presentazione, il sindaco Carlo Racciatti ha ufficialmente dato la cittadinanza onoraria ad Antonio Gervasio e Franca Vittani, protagonisti di iniziative sociali e culturali come la creazione di una casa vacanze presso l’ex scuola di Guilmi, che per dieci anni, in estate ha ospitato centinaia di persone e ha animato la vita del paese.