“E’ un Primo Maggio travagliato. Lo viviamo con l’augurio di difendere i posti di lavoro”, racconta Franco Zerra, segretario provinciale della Femca Cisl.
Per sindacati e lavoratori della Pilkington di San Salvo, l’azienda che, con i suoi 1800 dipendenti, è la più grande del Vastese, oggi non è solo la Festa del Lavoro, ma è anche una vigilia importante: domani dirigenza e sindacati si siederanno attorno a un tavolo per discutere dei 190 esuberi annunciati dalla Nsg, la multinazionale giapponese proprietaria dal 2006 dello stabilimento di Piana Sant’Angelo.
“Siamo – sottolinea Zerra – alla vigilia di una tappa cruciale nella storia del sito produttivo di San Salvo. A livello europeo, è aumentata la concorrenza dei cinesi. Infatti, prima della crisi, tre grandi case produttrici di vetro, tra cui la Pilkington, si ripartivano il mercato continentale dsa 14 milioni di auto l’anno. Oggi, dopo un decennio di crisi, siamo tornati quasi allo stesso livello, ma con una differenza sostanziale: la cinese Fuyao, che ha stabilimenti in Germania e produce vetro di qualità, servendo anche case automobilistiche prestigiose come la Bmw, si è accaparrata il 30% del mercato.
[mic_dx]Nello stabilimento Pilkington di San Salvo, alcuni impianti, in particolare nell’area dei temperati, non sono carichi: prima erano impostati a 4 turni e lavoravano a ciclo continuo, oggi a tre e non sono pieni. Questo comporta, su un personale di circa 800 persone in quel settore, un 25% di esuberi, 190 annunciati dall’azienda, cui si è sopperito, negli ultimi 5-6 anni, con i contratti di solidarietà. Ma la nuova normativa vieta il rinnovo di questo ammortizzatore sociale perché al contratto di solidarietà si può fare ricorso solo per tre anni nel corso di un quinquennio. Quindi, dopo la scadenza del 24 settembre 2018 e per i prossimi due anni, non potremo usufruire della solidarietà. Per affrontare questo problema, stiamo facendo con l’azienda attività di insourcing, spostando personale dove serve, ad esempio da Pilkington a Primo, lo stabilimento satellite in cui si registra la produzione di nuovi modelli. La prima operazione ha portato lo spostamento di una ventina di lavoratori.
La questione, però – ammonisce il segretario provinciale – è anche un’altra e riguarda il futuro. Le case automobilistiche sono in una fase di profonda trasformazione che investirà inevitabilmente anche il mondo del vetro. Oggi a San Salvo le tecnologie non sono più in grado di rispondere al mondo che cambia. Di conseguenza, se non si investe, i problemi occupazionali cresceranno, vista la concorrenza interna ed esterna al gruppo. E’ necessario lavorare su prodotti innovativi, valorizzando la professionalità delle nostre maestranze e alcune peculiarità tutte italiane, come l’inventiva e la capacita di risposta al cliente. Finora si è molto temporeggiato sulle prospettive future, su cui incalzeremo in tutti i modi l’azienda. Servono nuovi impianti che funzionino a 4 turni, in modo da mantenere i livelli occupazionali”.
“Se non ci fosse stata la legge Fornero”, che ha riformato le pensioni e gli ammortizzatori sociali, “non avremmo questi esuberi”, è il rammarico di Arnaldo Schioppa, segretario provinciale della Uiltec Uil. Il 24 settembre si avvicina. Domani, 2 maggio, è il giorno del confronto tra le parti sociali: “Ci sarà un incontro con l’azienda, alla quale chiederemo prospettive e investimenti per riportare lavoro a San Salvo. Cercheremo di diminuire il più possibile e in ogni modo gli esuberi. Verificheremo chi può andare in pensione e chi si trova a meno di due anni dal pensionamento. Senza la riforma, ora non staremmo a parlare di esuberi. Il 4 maggio è in programma un attivo di Cgil, Cisl e Uil e poi, all’inizio della prossima settimana, le assemblee dei lavoratori”.
“Pur avendo – spiega Zerra con amarezza – turni di notte, lavorazioni a caldo e a catena, tutte le caratteristiche dei lavori usuranti per i quali non si applica la legge Fornero, ci sono stati riconosciuti soltanto i lavori gravosi. Fino ad ora, abbiamo affrontato la crisi da soli. Ora vorremmo che la classe politica regionale si interessasse ai problemi dei lavoratori e non ci considerasse profondo Sud, perché questa periferia dell’Abruzzo, insieme alla Val di Sangro, produce il 70% del Pil dell’intera regione”.