La generazione che si appresta ad entrare nel mondo del lavoro è cresciuta in un ambiente fatalista, rassegnato e disilluso. Prima la crisi economica, con il conseguente effetto sul tasso di disoccupazione, poi i tagli alla ricerca, che hanno segnato la repentina e cosiddetta “fuga di cervelli” verso paesi che si presumono più meritocratici e, infine, i corsi a numero chiuso in risposta alla saturazione che affrontano alcuni settori. Sono tutti fenomeni ostacolanti che contribuiscono alla crescente richiesta di competenze e alla relativa competizione con l’effetto di spingere gli studenti universitari a una ricerca incessante (e stressante) per reinventarsi senza tregua. Chi non ce l’ha fatta biasima chi invece ce l’ha fatta. Chi è fuori spesso si ritrova a scrivere lettere di stroncatura verso il sistema italiano, incapace di riconoscere e valorizzare il suo capitale umano.
Volevamo capire cosa ne pensano invece gli studenti abruzzesi e, dai dati che abbiamo raccolto, la situazione parrebbe più rassicurante di quanto si pensi. Chiaramente stiamo parlando di ragazzi, in questo caso tra i 23 e i 25 anni, nella fase conclusiva della loro carriera universitaria, che guardano al futuro consapevoli di quanto hanno dimostrato fino ad ora e che, in virtù della situazione che abbiamo descritto, hanno preso le dovute precauzioni per intervenire sul problema e soddisfare al contempo le competenze richieste dal mercato e i loro sogni.
Dei circa dieci ragazzi intervistati solo due dichiarano di aver scelto l’attuale corso di studi in vista di uno sbocco lavorativo e non per interesse. Nessuno rinnega la scelta, anzi, con il passare degli anni il loro percorso non ha fatto altro che confermare la dedizione a un determinato settore. Analizzando le risposte si nota da un lato la scelta consapevole da parte degli studenti con un occhio di riguardo nei confronti dell’eventuale sbocco occupazionale e dall’altro un’offerta universitaria che si presenta più variegata e in linea con l’attuale e crescente necessità di competenze. Infatti, per fare un esempio, Edoardo e Costantino citano come punto di forza dei loro corsi in Scienze e materiali per la conservazione e il restauro e Data Science l’interdisciplinarità nel primo caso e la modernità e applicabilità degli argomenti trattati in vari settori nel secondo.
Diversa la situazione per ciò che concerne le facoltà più “classiche”. Abbiamo chiesto ai ragazzi se si aspettano di trovare facilmente lavoro e, mentre gli studenti di Economia o Ingegneria (e derivati) ne sono, se non certi, pienamente convinti, diversa è l’opinione di chi studia in altre facoltà. Arianna, studentessa di Giurisprudenza a Bologna, in risposta alla domanda, ci ha detto: “Non sono sicura di trovare lavoro facilmente, il mercato è saturo.” Situazione simile anche per Marianna, studentessa di Medicina e Chirurgia che punta a specializzarsi in Pediatria: “No, i posti per l’ingresso nella scuola di specializzazione sono di gran lunga inferiori al numero di iscritti che ogni anno partecipano al concorso, così come sono pochi i posti di lavoro a tempo indeterminato, in relazione alla crisi del Sistema Sanitario Nazionale. Nella mia esperienza personale, molti dei lavoratori ospedalieri, escludendo gli ultrasessantenni, lavorano con contratti annuali senza garanzia di essere riconfermati.” C’è chi, come Angelo, invece pensa di riuscire a trovarlo ma “non quello che voglio.”
Casi diversi raccontano storie diverse e con esse anche le aspettative cambiano. Al problema della ricerca del lavoro si affianca in aggiunta quello della vicinanza tra l’idea che si ha di esso e ciò che realmente è. Aspettative e realtà, per l’appunto. Nonostante tutto, ancora una volta, gli studenti che abbiamo intervistato si dichiarano aperti a varie evenienze. Molti preferirebbero restare in Italia ma non chiudono le porte all’alternativa oltreconfine. C’è chi vede l’estero come una possibilità plausibile, come nel caso di Costantino, chi preferirebbe restare in Italia per cambiare lo “stato delle cose” nel suo settore, come nel caso di Edoardo, chi come Elisabetta sogna di avere base nel Bel Paese avendo la possibilità di viaggiare per lavoro.
[mic_dx]Tuttavia, stiamo parlando di Italia ma non specificamente di Abruzzo. La domanda che bisogna porsi è se la nostra regione possa avere l’appeal necessario per attirare gli studenti “espatriati” verso un ritorno. Tutto dipende, neanche a dirlo, dalle opportunità che è in grado di offrire. L’Abruzzo è dotato di alcuni servizi appetibili ma certamente registra deficit nell’ambito dell’innovazione tecnologica, per esempio. Poi c’è chi in realtà semplicemente non riesce a concepire il ritorno, questione di sensazioni, come Elisabetta: “Il mio pensiero rispetto al fatto che sarà difficile che io torni in Abruzzo dipende non solo dagli sbocchi lavorativi, perché magari se non a Vasto in città limitrofe riuscirei a trovare lavoro, ma per il fatto che ad oggi sento la necessità di avere sempre nuovi stimoli che solo una grande città è in grado di offrirmi. Mi vedo un po’ come i miei genitori che pensano che torneranno nel proprio paese natale solo una volta che saranno in pensione.”
È opportuno fare le proprie considerazioni quando ci si scontra con un argomento così complicato e riflettere ampiamente sulle scelte che si prendono. Ad ogni modo, non manca la voglia di fare, l’ambizione di poter cambiare qualcosa nel proprio piccolo, di raggiungere la soddisfazione anche attraverso il proprio lavoro, come da “costituzione”, o semplicemente diventare qualcuno di importante. Tra gli studenti intervistati c’è chi vuole lavorare nell’Intelligenza Artificiale, chi come Conservation scientist, chi raggiungere il vertice in un’azienda e poi ancora Avvocato civilista, Pediatra, Odontoiatra. È solo una piccola fetta del grandissimo capitale che si ritrova ad avere una regione come la nostra. Studenti formati a Bologna, Roma o in altre città che si apprestano a prendere parte ai programmi Erasmus per accumulare esperienza e tornare con un bagaglio culturale e tecnico arricchito. Un’opportunità unica per un mondo che richiede una sempre più specifica e dettagliata competenza e per l’Abruzzo, che di queste competenze ne ha bisogno. Di fronte a loro ci sono ostacoli che sembrano insormontabili ma, da quello che ci dice Loris, non manca la determinazione: “L’importante è credere in quello che si fa senza timore, così si vincono le difficoltà.”
Alessandro Leone