Il sindaco di Caramanico, Simone Angelucci, e il direttore del Parco nazionale della Majella, Oremo di Nino, sono indagati dalla Procura di Pescara per la morte di Silvia D’Ercole e Giuseppe Pirocchi, coniugi di Scerni, che il 1° maggio 2017 persero la vita finendo nel fiume Orta [LEGGI]. I due caddero nel fiume nella zona delle Rapide di Santa Lucia, mentre erano in gita nel parco della Majella con i figli e altri familiari. L’ipotesi di reato a carico degli indagati è di omicidio colposo.
Nel corso di una escursione lungo la valle dell’Orta “i due – ricostruisce l’Agi – si sono allontanati dal resto del gruppo e hanno percorso il camminamento roccioso ricoperto di melma. Ad un certo punto, Silvia è scivolata nel fiume e subito dopo anche il marito, nel tentativo disperato di salvarla, finendo entrambi inghiottiti dalle rapide. Il legale della famiglia, sin dall’inizio, aveva respinto l’ipotesi della tragica fatalità e aveva presentato una denuncia ipotizzando la responsabilità di chi avrebbe dovuto segnalare la pericolosità di un luogo costato già in passato la vita a tre studenti”.
“Sono stato il primo a sostenere che si potesse profilare la responsabilità dei soggetti garanti della sicurezza di quel luogo”, dice l’avvocato Arnaldo Tascione che, insieme al suo collega Giuliano Milia, rappresenta i parenti delle vittime.
[ads_dx]A seguito delle indagini effettuate dai carabinieri forestali di Pescara, diretti dal tenente colonnello Annamaria Angelozzi, la procura ha formulato l’ipotesi di omicidio colposo a carico di sindaco e direttore del Parco. “Secondo l’accusa, i due avrebbero omesso di adottare le misure idonee a garantire la fruizione in condizione di sicurezza dei sentieri e della zona denominata Marmitte dei Giganti, note anche come Rapide di Santa Lucia, ubicati all’interno del Parco, secondo le indicazioni contenute nel Piano Fruizione del Parco Nazionale della Majella che prescriveva, tra le azioni da compiere a tutela della pubblica incolumità pubblica, la sistemazione dei tratti di sentieri segnalati nel Piano di Fruizione, lo svolgimento di manutenzione straordinaria generale per migliorare le condizioni funzionali e di sicurezza della rete, la progettazione di specifica segnaletica per l’intera rete del Parco, indicativa e illustrativa”.
Per la Procura i due avrebbero omesso di “operare un’analisi dei rischi per l’incolumità pubblica nella fruizione del luogo denominato Rapide di Santa Lucia” e di “evidenziare, a mezzo di apposita segnaletica, la pericolosita’ della zona”. Avrebbero anche omesso di “delimitare la zona che conduce dal sentiero denominato A2 alle Rapide Santa Lucia a mezzo di apposito sbarramenti o recinzioni, volti ad inibire l’accesso all’area immediatamente a ridosso delle rapide“.