Azzerate cinque delle sette condanne. Si deve rifare il processo per l’assalto al portavalori messo a segno più di cinque anni fa a Vasto, sull’A14. La Corte di Cassazione, ribaltando i verdetti del Tribunale di Vasto e della Corte d’Appello dell’Aquila, ha annullato con rinvio la sentenza di secondo grado. Gli imputati erano accusati, a vario titolo, di concorso in tentato omicidio aggravato, rapina, detenzione e porto abusivo di armi da guerra e parti di essa, ricettazione e incendio doloso.
L’assalto – Il tratto di autostrada compreso tra i due caselli di Vasto fu messo a ferro e fuoco il 19 dicembre 2012. La banda, a bordo di tre automobili, bloccò il traffico sulla corsia sud, che fu disseminata di chiodi a 5 punte. I rapinatori crivellarono di colpi il furgone blindato della società Aquila di Ortona, costringendo le guardie guirate a fermarsi e a sdraiarsi a terra, disarmandole.
Poi, con le segne circolari, aprirono il furgone come una scatola di tonno, prelevando 600mila euro e 3mila franchi svizzeri. Quindi ripartirono a tutta velocità. Una volta giunti all’altezza di contrada Villaggio Siv, bruciarono le auto e scavalcarono la recinzione.
Ma qualcosa, a quel punto, deve essere andata storta, perché i rapinatori furono costretti a fermare le prime auto che passavano sulla strada provinciale, facendo scendere gli automobilisti e fuggendo a bordo di esse fino al punto di ritrovo, un garage di San Salvo, da cui fuggirono alla massima velocità a bordo di un furgone verso la Puglia.
[mic_sx]I verdetti – Il 16 aprile 2014, con rito abbreviato, furono condannati a 16 anni Vincenzo Costantino e a 13 anni Matteo Morra.
Per gli altri cinque, invece, il processo ha seguito i tre gradi di giudizio, chiudendosi oggi con il colpo di scena. La suprema Corte sentenziato l’annullamento con rinvio alla Corte d’Appello di Perugia. Antonino Cerella, avvocato di uno degli imputati, esprime “soddisfazione per la decisione della Cassazione. Non c’era certezza che le tracce di sangue trovate dagli inquirenti appartenessero ad alcuni degli imputati, né che due di loro fossero i basisti”.
Ora bisognerà celebrare un altro processo.