Ore 13 – L’udienza è durata oltre tre ore. Interrogati sei testi, tra cui Antonio Parisi, l’autore dell’esposto da cui è scaturita l’indagine della Procura. Rispondendo alle domande del pm, Michele Pecoraro, e degli avvocati, Parisi ha affermato di aver ricevuto da alcuni cittadini le foto che ha allegato al documento, ribadendo la sua posizione, secondo cui la raccolta dei materiali più inquinanti è consentita solo ad associazioni iscritte all’apposito albo regionale del settore.
Accusa, parte civile e difesa hanno rivolto molti quesiti a un maresciallo del Nucleo operativo ecologico di Pescara, che ha riferito riguardo ai due sopralluoghi eseguiti insieme ai tecnici dell’Arta, agenzia regionale di tutela dell’ambiente, trovando inerti derivanti da demolizioni, rifiuti ingombranti, mobili, materiale dismesso delle scuole, copertoni, vernici, solventi, batterie esauste.
Sentiti anche due rappresentanti degli organismi regionali che si occupano del settore: Marco Famoso, responsabile dell’ufficio attività amministrative del servizio gestione rifiuti della Regione Abruzzo, e un’esperta dell’Arta, di cui verrà acquisita la relazione riguardante le verifiche svolte dall’agenzia.
Un’addetta dell’allora ufficio per la raccolta differenziata, che aveva sede nel PalaBcc, ha raccontato che, attraverso un numero verde, si raccoglievano le segnalazioni dei cittadini che, per determinate categorie di rifiuti, venivano girate all’associazione Baschi Azzurri Onlus in base alle direttive impartite dal Comune di Vasto. Un impiegato tecnico della Pulchra ha ricostruito il modo in cui la società di igiene urbana utilizzava il sito di via San Rocco, in contrada Vignola, utilizzato, all’epoca dei fatti, per raccogliere e stoccare i rifiuti differenziati prima del trasporto, entro 48 ore, nel Civeta di Cupello, o in altri impianti di riciclaggio. Alle domande del pm, che gli ha esibito la documentazione fotografica, ha confermato di aver visto in quel sito i rifiuti di cui si discute in questo processo.
Infine, un volontario della Onlus ha dichiarato che i rifiuti raccolti dagli addetti dell’associazione venivano sistemati dagli stessi su pedane all’aperto per evitare che poggiassero a terra.
Il presidente della corte, Bruno Giangiacomo, ha aggiornato l’udienza al 5 giugno, quando verrà audito l’ufficiale della polizia municipale che ha stilato una lunga relazione sull’attività investigativa svolta in merito alla vicenda.
Il processo – Torna in aula il processo all’ex Giunta comunale di Vasto.
Oggi, alle 9,30, la seconda udienza del procedimento a carico dell’ex sindaco, Luciano Lapenna (difeso dall’avvocato Alessandra Cappa), del suo vice, Vincenzo Sputore (difeso dall’avvocato Giuseppe Gileno), e degli ex assessori Lina Marchesani, (avvocati Antonio Boschetti e Antonino Cerella), Nicola Tiberio (difeso da Antonio Boschetti e Antonino Cerella), Anna Suriani (avvocato Giampaolo Di Marco), Marco Marra (avvocato Massimiliano Sichetti), Luigi Masciulli (avvocato Luigi Di Penta), Luigi Marcello (avvocato Carmine Di Risio); a giudizio, dinanzi alla corte presieduta da Bruno Giangiacomo, anche Eustachio Frangione (avvocato Alessandra Cappa), responsabile dell’associazione Baschi Azzurri, e Paola Vitelli (avvocato Alessandro Orlando), amministratore delegato della Pulchra. Le ipotesi di reato sono: abuso d’ufficio e violazione delle leggi ambientali e autorizzative.
A novembre, nella prima udienza, il Comune di Vasto si è costituito parte civile, tramite l’avvocato Nicolino Zaccaria.
L’indagine è scaturita da due esposti presentati alla polizia provinciale da Antonio Parisi, fondatore delle associazioni Radio Cb Histonium e Linea diretta Sos, tramite il suo legale, Aurora Mancini, in merito a due delibere di Giunta, la numero 185 del 25 giugno 2014 e la 281 del successivo 24 settembre, che consentivano ai Baschi Azzurri di eseguire la raccolta rifiuti abbandonati nel territorio di Vasto, conferendoli in un deposito temporaneo del Comune. Secondo Parisi, i rifiuti sarebbero stati maneggiati dai volontari della Onlus, non qualificati, a suo dire, ad eseguire operazioni così delicate riguardanti materiale inquinante. Gli imputati ritengono, invece, di aver agito nel rispetto della legge.