L’acquedotto romano delle Luci è una conduttura che scorre sottoterra, nella parte alta della città, da Sant’Antonio abate alla loggia Amblingh. Per molti secoli ha garantito l’approvvigionamento idrico del centro abitato, confluendo nelle grandi cisterne (dove oggi c’è l’omonimo ristorante) ma, nel corso del tempo, ha perso la sua funzione primaria. Al suo interno, però, l’acqua scorre ancora ed è per questo che gli archeo-speleologi della cooperativa Parsifal, che già in passato l’avevano studiato, hanno deciso di riprendere con le esplorazioni sotterranee. La struttura realizzata prevalentemente in opera laterizia, per quando costruita con estrema perizia, visto che ha resistito per tutti questi anni, negli oltre due chilometri di tracciato può aver subito danneggiamenti, interruzioni o cedimenti con una conseguente dispersione d’acqua che, alla lunga, può causare danni in termini di dissesto idrogeologico.
[ads_dx]Nei giorni scorsi Marco Rapino e Fabio Sasso si sono calati a meno 13 metri da uno degli oltre 50 pozzi disseminati lungo il percorso dell’acquedotto e hanno percorso un lungo tratto strisciando nello stretto cunicolo per una prima ricognizione di raccolta dati. Solo proseguendo con queste esplorazioni si potrà conoscere lo stato attuale dell’acquedotto delle Luci. E magari, come accade nella vicina San Salvo, rendere accessibile ai visitatori un tratto di un bene storico e architettonico straordinario, patrimonio della città.
Abbiamo seguito la giornata di esplorazioni sotterranee e, nelle foto e nei video, vi proponiamo le immagini dell’acquedotto delle Luci. Le immagini sotterranee sono di Marco Rapino e Fabio Sasso.