“Percentuali bulgare per quanto riguarda lo sciopero proclamato da Fim, Fiom, Uilm e Fismic” alla Denso di San Salvo che occupa 1.164 dipendenti. Ieri la fabbrica si è fermata per quattro ore a turno dopo un lungo periodo di tranquillità. L’azienda giapponese che produce alternatori e motorini d’avviamento per auto, alcuni anni fa, poco dopo la vicina Pilkington, abbracciò i contratti di solidarietà. A differenza del colosso del vetro, però, rinunciò agli ammortizzatori sociali abbastanza presto.
INVESTIMENTI – All’orizzonte c’erano accordi con importanti case automobilistiche che avrebbero assicurato un futuro meno preoccupante all’azienda di Piana Sant’Angelo. “Ieri quasi tutte le linee erano ferme, l’officina vuota” dice il coordinatore unitario della Rsu, Toni Mariotti. Dalle prime stime l’adesione allo sciopero supererebbe l’80%, “Erano anni che non si vedeva una tale partecipazione in Denso. Una prova di quanto è sentito l’argomento».
[ant_dx]Il nodo principale è l’assenza di sicurezza sull’annunciato piano industriale per la produzione dei componenti per le auto elettriche, “Considerato l’abbandono graduale del diesel – spiegano dalla Rsu – era stato annunciato un piano industriale per iniziare la produzione per le nuove automobili elettriche, ma ad oggi non c’è nessuna certezza sui futuri investimenti e sulle nuove linee”.
“PRODUZIONE DAVANTI A TUTTO” – “Produzione”, stando ai sindacati, è diventata la parola d’ordine all’interno dello stabilimento: una circostanza che ha portato ad “accantonare gli investimenti a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori“. Quest’ultima circostanza è testimoniata dal lungo blocco delle trattative per il rinnovo del contratto aziendale. “C’è il primato della produzione e della produttività su tutto, anche sull’efficienza delle linee”, aggiungono i sindacati uniti. Il timore diffuso è che ai sacrifici per assicurare certi livelli di produttività non seguano gli investimenti promessi che permetterebbero ai lavoratori di guardare con maggiore fiducia al futuro.
INTERINALI – Altro punto è poi quello dei lavoratori precari: 30 che da tre anni attendono una stabilizzazione. “Ringraziamo i lavoratori – conclude Mariotti – Non faremo mancare il peso di questo apporto nei prossimi tavoli aziendali. I lavoratori ci hanno ascoltato e ci hanno creduto, ora confidiamo in un atteggiamento un po’ più responsabile della società“.