“Nessuno si è interessato di noi”. Silvia Giuliani ha 52 anni, una laurea in lingue nel suo bagaglio culturale e, alle spalle, un concorso vinto nel 2016. E’ stata la selezione nazionale per l’assunzione di maestri della scuola primaria. Come altre migliaia di persone in tutta Italia, avrebbe diritto a una cattedra.
Ma la percentuale degli assunti è bassissima: in media, inferiore al 15% di coloro che hanno superato l’esame. Per rivendicare il posto di lavoro che avrebbero già dovuto ottenere, gli aventi diritto hanno costituito da tempo il Comitato nazionale vincitori concorso scuola 2016.
Silvia, il concorso 2016 quanti posti avrebbe dovuto assegnare in Abruzzo?
“In Abruzzo, per la scuola primaria, la selezione era stata indetta per coprire 355 cattedre. I vincitori sono stati solo 223, molti meno dei posti disponibili, perché la selezione è stata durissima: la percentuale dei bocciati è stata superiore all’80%. Tra i 223 vincitori, io sono 87^, eppure non ho avuto il posto, perché le persone effettivamente assunte sono state poche. Anche nell’ultima campagna elettorale, nel mondo politico nessuno si è interessato di noi. Dal Ministero ci hanno detto che vorrebbero assumerci tutti nel giro di quattro anni, prorogando quindi la validità triennale del concorso. Ma c’è il rischio concreto di arrivare alla scadenza e di rimanere con un pugno di mosche. Poi verrà indetto un altro concorso, illudendo sia noi che i partecipanti alla prossima selezione”.
[mic_dx]Lei è una precaria. Da quanto tempo e dove insegna?
“Insegno da tre anni, prima a Lanciano e poi a Vasto, dove attualmente sono supplente annuale alla scuola Spataro come insegnante di sostegno. Il mio contratto scadrà il 30 giugno e, di conseguenza, non so se a settembre tornerò a lavorare. Mi aspettavo già quest’anno l’assunzione a tempo indeterminato, ma ci sono altre problematiche: i trasferimenti degli insegnanti che si trovano al Nord e vogliono riavvicinarsi a casa e i ricorsi presentati da coloro che hanno il diploma magistrale. Ognuno ha le sue buone ragioni per protestare e, tra gli aventi diritto, non bisogna innescare alcuna guerra tra poveri. Noi chiediamo solo il rispetto dei diritti di chi, come me, ha vinto il concorso del 2016. Lo Stato ci ha preso in giro. Quando ci riconoscerà il diritto ad avere il posto di lavoro per il quale abbiamo studiato e affrontato un concorso molto selettivo?”.
Perché ha deciso solo pochi anni fa di intraprendere la strada dell’insegnamento?
“Come molte altre persone, mi sono rimessa in gioco a cinquant’anni. Con la maturità, mi sono resa conto che insegnare è prendersi cura di qualcuno. Prima ero concentrata più su me stessa, ora voglio essere utile agli altri. Questo concorso ha comportato un grandissimo impegno psicologico e averlo vinto ha rappresentato, per me, una grande gioia. Ma ora è subentrata la delusione”.