Non c’è il territorio di Lanciano nella delibera della Regione Abruzzo per impianti di trattamento amianto, così come affermato da Progetto Lanciano nella nota del coordinatore cittadino Daniele Pagano [LEGGI QUI].
II progetto sperimentale messo a punto da uno Spin off dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti, la Res Gea Srl, insieme ad altri soggetti, prevede un processo che utilizza uno scarto alimentare, avente un pH acido (siero del latte) per decomporre a temperatura ambiente la fase cementizia (85%) e liberare le fibre di amianto (15%) in essa inglobate; fibre che in seguito vengono denaturate e decomposte in ioni magnesio e silicato mediante un processo idrotermico a 1700C.
Ecolan ha messo a disposizione di questo progetto le proprie conoscenze e competenze e quindi ha partecipato ad un tavolo che ha coinvolto i tecnici del servizio gestione rifiuti della Regione e l’Università di Chieti, ma nulla è stato detto sull’ubicazione dell’ipotetico impianto.
“Comunque Eco.Lan continuerà a partecipare ai tavoli tecnici del Gruppo di Lavoro della Regione Abruzzo) – afferma il presidente Massimo Ranieri – perché riteniamo che non si possa far finta che non esista un problema amianto; ci sono immense coperture in cemento amianto di strutture industriali e non, che nel prossimo futuro vanno gestite, ma anche i piccoli quantitativi di cemento amianto sono un problema, abbandoni ovunque”.
“Ritengo – spiega Ranieri – che una soluzione che miri al recupero dei materiali e non al loro smaltimento in discarica consentirebbe di contenere i costi (parte dei costi verrebbero compensati dal recupero di materiali e minerali) ed eviterebbe la nascita di discariche autorizzate e/o abusive. Ritengo altresì – aggiunge Ranieri – che il problema non sia dove realizzare un impianto industriale (chiaramente in un sito idoneo) ma come gestire questa tipologia di rifiuto“. Perché “lo smaltimento in discarica è un modo sbagliato di gestire il problema generale dei rifiuti, è da irresponsabili – conclude il presidente della Ecolan – Semplicemente lasciamo la palla ai nostri figli, che poi dovranno bonificare i siti”.