“Tre colonne per il Servizio di Radiologia di Vasto vanno in pensione e già in primavera li perdo come unità lavorative. Sicuramente lavorare con un gruppo di medici giovani e brillanti sarà una bella avventura, ma sono pochi, e solo tre sono a tempo indeterminato”. Altri addii – per aver raggiunto l’agognato traguardo della pensione – all’ospedale “San Pio da Pietrelcina” di Vasto danno il là a una nuova riflessione sull’esiguità del personale.
A suonare ancora il campanello d’allarme sulla differenza con i nosocomi posti un poco più a nord è l’ormai ex parlamentare vastese Maria Amato che dal 24 marzo tornerà a essere la Primaria del reparto di Radiologia. In teoria saranno sette i medici in servizio, nella pratica sei “perché con i giorni di ferie che spettano a ognuno di loro è come se fossero uno in meno”.
Il nocciolo della questione ruota innanzitutto intorno alla notte. “Quello di Vasto – dice la Amato – è ormai uno dei pochi ospedali in cui c’è la reperibilità al posto del turno notturno“. Sulla carta, quindi, i medici che sono reperibili (due volte a settimana per ognuno) non lavorano, ma molto frequentemente sono in servizio e dopo un paio di ore di sonno devono tornare in servizio per il turno previsto: “Un pericolo per loro e per i pazienti, visto che sono chiamati a fare accurate diagnosi nonostante la stanchezza accumulata. La criticità aumenta, poi, d’estate quando i reperibili sono chiamati in seguito agli arrivi al pronto soccorso da incidenti, risse ecc.”.
[ant_dx]Il leit motiv che si ripropone è quello della discriminazione del “San Pio” rispetto agli ospedali di Chieti e Lanciano: qui sono previsti i turni notturni con il giorno di smonto e ulteriori 24 ore di riposo nel caso di lavoro domenicale. “Si dice che i medici vogliono andare via da Vasto ed è vero, fuggono per queste condizioni lavorative” ribadisce la Primaria. Intorno all’ospedale sono tanti i tormentoni, non ultimo quello dell’eterna promessa della emodinamica per il mese di ottobre 2018. “Non converrà a nessuno venire a tagliare i nastri o a inaugurare scatole vuote – conclude la Amato – sarebbe come mettere il fiore all’occhiello di un abito con le pezze, è l’abito dei clown, farebbe ridere prima di scatenare la rabbia”.