Accade talvolta nella vita che, inatteso e inopportuno, un problema di salute bussi alla nostra porta. Quando questo succede, tutto si ferma. Vengono meno tutte le presunte priorità in nome dell’unica, vera priorità: tornare a stare bene, riconquistare la “banalità” della nostra vita quotidiana. Ecco che allora tutto ciò che davamo per scontato – camminare, mangiare, bere, andare in bagno, lavarsi… – diventa un dono immenso.
Una persona malata che ha la fortuna di tornare un po’ alla volta alla normalità impara a vedere le cose in modo diverso, a dare valore a ciò che prima considerava semplice routine. Quando non si sta bene si dà anche un valore diverso ai rapporti umani, perché si conoscono meglio le persone e le dinamiche umane. E così succede che persone che prima ritenevamo distanti dalla nostra vita diventano vicinissime a noi, mentre altre che consideravamo parte integrante della nostra vita le scopriamo distantissime.
Quando abbiamo un problema di salute siamo costretti a fermarci e, quindi, a pensare più del solito, a riflettere, a leggere sotto una luce nuova gesti apparentemente banali: un sorriso, un rimprovero, una parola di incoraggiamento, un messaggio sul cellulare, un gesto di cortesia o di scortesia, una parola di troppo, una telefonata mancata, un semplice saluto.
Quando non stiamo bene siamo più fragili e le situazioni ci feriscono più facilmente ma, per certi versi, la malattia, se riusciamo a superarla, è una maestra di vita: ci fa capire che, in questo mondo, nessuno di noi è indispensabile, che tutto procede anche senza di noi e questa presa di coscienza in un certo senso ci rilassa. Ci aiuta a dare il giusto peso a cose, persone e situazioni, a riconquistare un equilibrio interiore.
Improvvisamente capiamo che la vita è una sola ed è un dono bellissimo. Fragile e complicato, ma bellissimo. Un dono che non possiamo e non dobbiamo sprecare nella frenesia di questa strana società che abbiamo creato dove, immolati sull’altare del conformismo, dell’ipocrisia, dell’economia, dell’efficientismo, dell’edonismo e del consumismo sfrenato, inseguiamo solo l’effimero.