“Invito chi sa qualcosa a collaborare con gli inquirenti. Non si può tenere nascosto qualcosa che possa far giungere alla verità o se ne dovrà rendere conto a Dio”. È l’appello che oggi don Nicola Antonini ha rivolto alla folla presente nella chiesa di San Giovanni Battista per portare l’ultimo saluto ad Antonio Lizzi.
“Abbiamo condiviso tanti bei momenti, ma siamo chiamati a condividere anche questo momento in cui sembrano scese le tenebre su Monteodorisio“, ha detto in apertura di funzione religiosa il parroco davanti ai figli del 69enne ucciso in casa.
La piccola comunità monteodorisiana è ancora sgomenta per il fatto di sangue. “Prego lo Spirito Santo che gli inquirenti giungano presto alla verità per arrivare a una giustizia umana, quella divina ci sarà”.
[ant_dx]Don Nicola cita il quinto comandamento: “Non uccidere, non uccidere… Si passa dalla morte alla vita solo amando i propri fratelli. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, maledetto da Dio, non ha in sé la vita eterna. Oggi siamo tecnologicamente avanzati, ma dobbiamo riscoprire la vicinanza fisica cogliendo le difficoltà dei fratelli. Chi commette delitti deve avere paura della giustizia divina”.
“In questi giorni – ha continuato don Nicola – ho riflettuto sulla mia vita passata qui. Mai avrei immaginato di dover celebrare un rito funebre per un fratello ucciso e provo un dolore profondo. Quante volte lo abbiamo incontrato con la sua carrozzella? Era mite, sono sicuro che non sarebbe stato capace neanche di torcere un capello a qualcuno“.
LE INDAGINI – Dopo l’autopsia che ha confermato il soffocamento per schiacciamento del torace, si attende i risultati degli esami più approfonditi (soprattutto quello del dna trovato sotto le unghie).
Stamattina gli inquirenti hanno nuovamente visitato l’abitazione alle porte del paese. “Antonio aveva alcune fissazioni, non faceva entrare nessuno in casa”, racconta un conoscente. Una circostanza, questa, che farebbe pensare che a vittima abbia aperto volontariamente la porta al suo assassino.