Quest’anno i ragazzi del Noviziato e del Clan Shalom del gruppo scout Agesci Vasto 1 hanno scelto di trascorrere la vigilia di Natale in maniera davvero speciale. Trenta ragazzi dai 15 ai 20 anni, accompagnati dai loro capi, hanno vissuto due intense giornate a Roma, insieme ai volontari della Mensa Caritas e della Comunità di Sant’Egidio, per dare un vero senso cristiano al Natale ponendosi al servizio degli ultimi.
“Al centro del cammino di crescita dei ragazzi – spiegano i capi – c’è il servizio. Tante sono le esperienze che durante l’anno impegnano i ragazzi, sia all’interno del gruppo scout che della parrocchia San Giovanni Bosco e dell’oratorio. Fondamentali sono però le esperienze di servizio dove il territorio lo richiede. Quest’anno abbiamo già vissuto esperienze con gli ospiti dell’Oasi dell’Anziano e della Casa famiglia Genova Rulli”.
La scelta di Roma e di questa data particolare è stata “per far comprendere fino in fondo che il servizio è qualcosa che comporta il rinunciare a qualcosa per donarlo agli altri. Così abbiamo scelto, per una volta, di vivere la vigilia di Natale lontani dalle famiglie, senza il tradizionale cenone della vigilia, per trascorrere quei giorni speciali accanto a chi non ha più nulla, a chi non ha più una casa o semplicemente non ha più nessuno con cui stare”.
I primi incontri, nella sera del 23 dicembre, sono stati con la Comunità di Sant’Egidio, nella mensa di via Dandolo e nel centro di Santa Maria a Trastevere, dove si preparava tutto per il pranzo di Natale con i poveri. “Scale, scatole. Buonasera. Tieni la porta aperta. Sali, afferra scotch. Sorriso. Linguaccia. Occhi negli occhi. Preparare la festa è stato sentire il fermento, la frenesia, l’incerto e abbandonarsi con animo disponibile nella fiumana di visi – racconta Agostino -. Visi vispi e accaldati, visi pronti a trovare soluzioni e visi di chi prepara la via anche se non la percorrerà. Visi di guerrieri silenti che si sono lasciati alle spalle i luoghi comuni per camminare, a testa alta, insieme all’Altro”.
[ads_sx]Nelle stesse ore un altro gruppo era nella mensa di via Dandolo. “I volontari della comunità di Sant’Egidio tengono a chiamare ogni senzatetto per nome, perché è difficile non sentire qualcuno pronunciare il proprio per lungo tempo – racconta Camilla -. È bastato questo per farci capire quanta sensibilità abbiano e quanto affetto provino nei confronti delle persone che ogni giorno sono disposti ad aiutare senza riserve. Anche noi abbiamo cercato di imitarli, forse all’inizio un po’ intimoriti, ma con tanta voglia di fare e con il sorriso sulle labbra. Ognuno di noi è stato affidato ad un volontario, che ci ha spiegato come svolgere il servizio e questa è stata un’ ulteriore conferma della cura che la comunità ha dei senzatetto, come se appartenessero tutti ad un’unica famiglia”. E poi il cammino notturno in una Roma dove ad ogni angolo si incontra un senzatetto che cerca di ripararsi come può per la notte. Immagini che toccano il cuore e fanno riflettere in quella che è la città della bellezza per eccellenza.
Ad accogliere il gruppo scout per la notte è stata la casa salesiana del Pio XI, con i sorrisi di Aurelio, giovane vastese che per la sua vita ha scelto di seguire Don Bosco e i giovani. La giornata del 24 dicembre, vigilia di Natale, è stata molto intensa. Dopo la messa del mattino la corsa verso la Mensa Caritas Giovanni Paolo II, il tempo di entrare, essere accolti dal responsabile, ed ecco che tutti i ragazzi sono entrati come ingranaggi in una macchina frenetica e silenziosa. Oltre 400 i pasti da servire in due ore con una sola indicazione: “qui non diamo tanto un pasto caldo quanto un sorriso e una parola buona per tutti”. Ed ecco che, superata l’iniziale timidezza, il raccogliere moduli, servire il cibo, raccogliere vassoi o smaltire i rifiuti, è divenuto solo il pretesto per donare sorrisi, ascoltare intense storie di vita, osservare silenziosi le persone che la vita ha costretto ad affidarsi a questo luogo per avere un pasto caldo.
Non meno intenso è stato l’incontro del pomeriggio con la Comunità Beato Artemide Zatti, guidata da don Francesco Pampinella, fino all’anno scorso parroco a Vasto. Qui ci sono i salesiani anziani che hanno bisogno di cure ed è stato non poco vivere momenti di preghiera e di gioia con tanti sacerdoti e laici che hanno speso la loro vita negli oratori salesiani di tutta Italia a servizio dei giovani, come Roberto Calcaterra, tra i fondatori della casa salesiana di Vasto e, soprattutto, Don Luigi Vignati, per oltre 20 anni a Vasto. Sorrisi e lacrime di gioia negli occhi dei ragazzi e dei salesiani nel ricordo di tante esperienze vissute insieme e che sono tornate nitide nella mente e nel cuore. Con il cuore colmo di gioia il gruppo si è nuovamente diviso per il servizio della cena della Vigilia.
Un gruppo ha raggiunto il centro della Comunità di San’Egidio di Via Caio Manilio. “Il primo termine che mi viene in mente è condivisione, ma non una qualsiasi, una di quelle particolarmente speciali: quella della nascita di Gesù nato povero e senza dimora – racconta Caterina -. È stato un momento vissuto con persone un po’ meno fortunate di noi, che non avevamo mai visto in vita nostra, ma che ricorderemo per sempre. I loro sorrisi, i loro ‘grazie’ sussurrati piano, che hanno scavato dentro di noi solchi profondi, i loro occhi che non riuscivano a trattenere l’esplosione di emozioni che provavano, e i nostri brividi nel capire di essere stati una piccola grotta di riparo per queste persone. Proprio come quella grotta che più di duemila anni fa ha accolto Gesù e la sua famiglia”.
Gli altri ragazzi erano nella stazione Tuscolana. “Il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri diceva Baden Powell. Credo che questa frase racchiuda l’essenza di tutto il campo e quella che prima di partire mi era sembrata una rinuncia si è poi rivelata una conquista – racconta Costanza -. Quanti possono dire di aver trascorso la Vigilia di Natale in una stazione? Quanti possono dire di aver davvero compreso e toccato con mano lo spirito del Natale? L’atmosfera familiare non è certo mancata, anzi, è stata parecchio sentita da chi una casa non ce l’ha. Servire un pasto caldo, rallegrare la serata con canti, balli e qualche tiro a pallone ha significato tanto per quelle persone e non da meno è stato ciò che loro hanno lasciato a noi. Porto a casa i sorrisi sinceri di tante persone, persone ferite dalla vita; in particolare porto con me lo sguardo di Giampiero, ex scout, purtroppo senza fissa dimora, con la passione per la musica, a cui abbiamo voluto donare la chitarra di Clan, nostra fedele compagna, con la speranza che ora sia lui a suonare per quanti vivono come lui. Torniamo a casa con un oggetto, per quanto importante, in meno, ma con molto di più nel cuore: è questa poi la magia del Natale, è questa poi la mano del Signore”.
Tra emozioni contrastanti, sorrisi e lacrime, l’attesa della mezzanotte è stata gioiosa e vissuta in una sorta di collegamento con chi era a casa con quel canto “È nato” che veniva dal profondo del cuore. E poi il viaggio di ritorno, con la partenza alle 5 del mattino in una Roma natalizia e deserta, il rientro a casa con gli abbracci di Don Massimiliano, Don Alessio, gli auguri a sorpresa del sindaco e dei capigruppo Giuseppe e Angela, la messa del mattino con gli occhi stanchi ma la gioia nel cuore, sono stati il culmine di un’esperienza che “ci ha fatto vivere davvero pienamente lo spirito del Natale”. Giorni che hanno segnato profondamente ognuno dei partecipanti “e per cui vogliamo dire grazie a chi ci ha accolto: i volontari di Sant’Egidio e della Caritas, i salesiani del Pio XI. Grazie anche a chi ha condiviso, in modi diversi ma con tanto entusiasmo, con noi questa esperienza: Marco e Lucio Di Fonzo, Antonia Falasca, Costanzo D’Angelo, che ha camminato con noi e documentato il campo, la Comunità Capi del Vasto1, i Salesiani di Vasto e, soprattutto, tutti i genitori che hanno accolto questa proposta speciale. Saranno i ragazzi, nei prossimi mesi, a continuare nel racconto di quanto vissuto”.