Indro Montanelli (1909-2001) è stato uno dei giornalisti e scrittori più discussi del nostro Novecento: c’è chi lo ha amato profondamente (ed io sono tra questi) e chi lo ha detestato altrettanto profondamente. Aveva idee a volte geniali, a volte contraddittorie; certo, non è stato un personaggio banale.
Una delle sue battute più famose risale al 1976: si era alla vigilia di importanti elezioni politiche e il PCI aveva serie possibilità di vincerle, sorpassando la DC; Montanelli chiosò la situazione con un lapidario: “Turiamoci il naso e votiamo DC”.
La frase, rimasta emblematica di una scelta non tanto del “meglio” quanto del “meno peggio”, mi pare decisamente appropriata in questo inverno preelettorale del 2018, appena 42 anni dopo.
Una cosa è certa, infatti: ovunque ciascuno di noi poggerà la fatidica matita elettorale, molto probabilmente lo farà “turandosi il naso” e riconoscendosi – nella migliore delle ipotesi – solo in una parte del programma espresso dalla formazione che voterà.
Certo, valgono anche le persone – i candidati – oltre che i programmi: vero, anzi verissimo, se non fosse che chi li candida assegna già a monte delle priorità di elezione, per cui ci toccherà in linea di massima scegliere una lista più che un nome.
Con queste premesse, facile pronosticare che vincerà certamente il “partito dell’assenteismo”, costituito da tutti quelli che si sono stufati perfino di “turarsi il naso”.
Per mesi i media ci hanno ammorbato su tecnicismi elettorali che Kafka stesso non sarebbe mai stato in grado di immaginare: ci hanno inondati di informazioni, rapporti, raffronti su “sistema tedesco” contro “sistema francese”, su “liste bloccate” contrapposte a “listini bloccati” (pare ci sia differenza, sapete?), su quanto ciascun sistema avrebbe avvantaggiato quella formazione politica piuttosto che l’altra.
Oggi, mi chiedo, a due mesi esatti dalle elezioni, cosa resta di tutto quello nella mente di noi Italiani? Niente.
Allora, abbiate pazienza, io non voglio più “turarmi il naso”: voglio – anzi esigo – che ci fermiamo tutti e ripartiamo dai principi essenziali della nostra Repubblica.
Costituzione della Repubblica italiana – Art. 1
“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Non c’è altro da aggiungere: questo va applicato alla lettera, anche se può costare qualche inattesa poltrona a Roma e qualche “seggio sicuro” per qualche amico.
“La sovranità appartiene al popolo”: non dimentichiamocene mai.