“Noi rappresentanti politici passiamo, i tecnici del Ministero restano. Il lavoro di convincimento l’abbiamo fatto e, quindi, sono pronti a dirci di sì. Aspettano solo una nostra proposta. Non possiamo sprecare questo lavoro”. Federica Chiavaroli apre più di uno spiraglio per salvare due dei quattro Tribunali abruzzesi che la riforma Severino ha dichiarato soppressi e che l’emendamento Legnini ha prorogato fino al 2020.
“La classe politica abruzzese non ha creduto che quei Tribunali (Vasto, Lanciano, Avezzano e Sulmona, n.d.r.) fossero davvero destinati a chiudere e, pensando che saremmo arrivati a salvarli, è rimasta ferma”, ammonisce la sottosegretaria alla Giustizia del Governo Gentiloni, intervendo alla tavola rotonda sulla riforma della geografia giudiziaria e l’utilità dei Tribunali di Vasto e Lanciano, che si tiene nell’aula magna del palazzo di giustizia di via Bachelet dopo la cerimonia d’intitolazione dell’aula delle udienze preliminari a Giovanni Falcione, ex giudice del Tribunale di Vasto, morto a 51 anni nel 2014.
Mentre la legge Severino stava per dispiegare la sua efficacia, in Abruzzo “ognuno pensava a difendere il suo campanile. Invece, la riforma della geografia giudiziaria è stata applicata in tutta Italia”. In assenza di una proposta di salvataggio, “il Governo di cui faccio parte ha concesso una proroga fino al 2020”, ma “se pensiamo che conserveremo tutti e quattro i Tribunali aperti, è una convinzione velleitaria, perché il Parlamento ha già deciso”. Però si può “trovare una soluzione di mediazione, che io vedo molto vicina in questo territorio, molto lontana nell’altro territorio”, quello di Avezzano e Sulmona. “Dobbiamo lavorare perché qui rimanga un presidio, anche utilizzando le norme esistenti”.
Secondo il presidente del Tribunale di Vasto, Bruno Giangiacomo, “lasciare 120 chilometri di litorale adriatico fino a Foggia senza una Procura non è pensabile. Non si può fare solo un discorso numerico, ma anche di criminalità. Oltre alle tre criminalità”, mafia, camorra e ‘ndrangheta, “ce n’è una quarta con cui qui dobbiamo combattere tutti i giorni: la criminalità foggiana. Come ha detto il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, in questo territorio c’è stata una successione inter vivos del bastone della gestione della criminalità. L’accorpamento (dei Tribunali di Vasto e Lanciano, n.d.r.), in modo che ogni città conservi parte della giurisdizione, ritengo possa essere una soluzione migliore delle altre”.
Su tutto il territorio italiano “Vasto è la città che ha il Tribunale più lontano dal Tribunale accorpante”. Se fosse applicata alla lettera la riforma della geografia giudiziaria, rimarrebbero solo le sedi giudiziarie dei capoluoghi di provincia, “che si trovano tutti nella metà settentrionale dell’Abruzzo”, fa notare Vittorio Melone, presidente dell’Ordine degli avvocati di Vasto. “Di conseguenza, almeno 500mila abitanti rimarrebbero senza un presidio di giustizia”. Inoltre, “nessuno dei Tribunali abruzzesi ha i requisiti previsti dalla riforma”.
I commercialisti Gianni Cordisco e Annalisa Rossitti presentano uno studio in cui i numeri dimostrano che “le spese giustificano il mantenimento del Tribunale di Vasto” perché, tra le entrate complessive e le uscite, “si evidenzia un saldo positivo di 108mila euro”, fa i conti Cordisco.
“Tra Schiavi d’Abruzzo e Chieti – ricorda il presidente dell’Ordine dei commercialisti di Vasto, Francesco Pietrocola – c’è una distanza di 130 chilometri”.
“Ben vengano – auspica Francesco Menna, sindaco di Vasto – situazioni di mediazione tra i territori con un equo contemperamento degli interessi per promuovere istanze condivise”.