Il comitato si costituisce oggi e lancia la sua battaglia per il San Pio da Pietrelcina di Vasto: “Stanno facendo a pezzi l’ospedale”, è il messaggio lanciato nei giorni scorsi attraverso un veicolo che ha attirato l’attenzione di tutti: non è passato inosservato il carro funebre che ha sfilato per ore per le vie della città, diffondendo dall’altoparlante rintocchi di campane, marcia funebre e appello alla mobilitazione.
Oggi pomeriggio, nella sala Papa Giovanni XXIII, in via Buonconsiglio, c’erano 150 persone ad ascoltare le motivazioni del nuovo comitato, costituito su iniziativa di politici dell’area di centrodestra e sindacalisti della sanità.
Fa rumore proprio nel mondo della politica il ruolo di presidente del neonato movimento affidato ad Antonio Spadaccini, primario di Gastroenterologia al San Pio ed ex vice sindaco della Giunta Lapenna di centrosinistra dal 2011 al 2013. Sono lui e l’avvocato Arnaldo Tascione i frontmen di un comitato che si costituisce facendo sedere al tavolo dei relatori i sindaci di San Salvo, Cupello, Monteodorisio, Castiglione Messer Marino e Villalfonsina, Tiziana Magnacca, Manuele Marcovecchio, Saverio Di Giacomo, Felice Magnacca e Mimmo Budano.
In platea buona parte della Giunta comunale di San Salvo, l’ex presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Tagliente, ma anche un esponente della minoranza del Partito democratico di Vasto, Angelo Bucciarelli, e Agostino Monteferrante, ex segretario del Pd di San Salvo. E poi dipendenti della sanità, militanti del centrodestra e cittadini.
A tracciare un quadro delle carenze della struttura ospedaliera di via San Camillo de Lellis e delle difficoltà vissute giorno per giorno dal personale è Raffaello Villani, segretario territoriale della Fsi, federazione sindacati indipendenti: “L’Obi (Osservazione breve intensiva) è chiusa per carenza di cinque infermieri. Lavorare al Pronto soccorso è come andare in guerra, perché la prestazione non è eseguibile. Io lavoro da quarant’anni in Radiologia e posso dirvi che quest’anno siamo stati costretti erogare 32mila prestazioni in meno rispetto alle 65mila del 2016. Le sedute operatorie sono lunghissime per carenza di anestesisti. Non si può attendere un anno per un intervento banale. Queste liste d’attesa le paghiamo con la mobilità passiva”, ossia l’esodo di pazienti verso altri ospedali, anche fuori regione. “Il Sud dell’Abruzzo è stato abbandonato”.