Nel Partito democratico scoppia il caso Casalbordino. “Non ho rinnovato la tessera. Non si sfrutta la buona fede delle persone”, attacca i vertici provinciali l’ormai ex segretaria del Pd casalese, Emilia Cieri, che non ha partecipato al congresso per il rinnovo della segreteria.
Emilia Cieri, perché lei, che era segretaria uscente, ha disertato il congresso locale del Pd?
“C’erano state violazioni delle procedure, perciò ho chiesto delucidazioni sull’anagrafe degli iscritti, ma non ho mai ricevuto spiegazioni. A me non sono mai state consegnate fisicamente le tessere, condizione necessaria perché io potessi verificare personalmente chi fossero realmente gli iscritti. Il Pd di Casalbordino è diventato un circolo privato. Dei vecchi iscritti, nessuno ha rinnovato la tessera, a partire dall’ex sindaco Remo Bello”.
Durante la sua segreteria il partito si è spaccato?
“Nessuna spaccatura. Ma non condivido l’atteggiamento del nostro gruppo consiliare che, secondo me, non sta facendo opposizione. Non c’è contestazione nel merito delle decisioni dell’amministrazione Marinucci”.
E’ stata convocata al congresso?
“Sono stata convocata, ma non sono andata al congresso, né ho rinnovato la tessera. C’è stata poca chiarezza. Non ritengo giusto sfruttare la buona fede delle persone”.
Perché non è stata lei, segretaria uscente, a convocare il congresso?
“Contesto l’atteggiamento del partito provinciale, che mi ha esautorato, accusandomi di non aver convocato il congresso nei termini prefissati. Ma io ho chiesto delle spiegazioni, che non mi sono mai state date: non ho capito chi ha fatto le tessere e perché le ha fatte. E ho atteso lumi fino a sabato. Ho chiesto anche perché, pur avendo il Pd una sede a Casalbordino, l’assemblea si sia tenuta all’hotel Calgary. Mi è stato risposto che il problema ero io, perché inadempiente nel convocare il congresso entro il 22 ottobre. Ma ho atteso, invano, risposte fino a sabato. Sono stata bypassata”.
Perché ritiene di essere stata messa da parte?
“Forse per via della mia amicizia con l’onorevole Maria Amato? Perché ragiono con la mia testa e non faccio parte di certe dinamiche? Oppure perché sono una renziana della prima ora? In Abruzzo non contavamo quando eravamo minoranza e non contiamo ora, visto che tutto il partito abruzzese adesso è diventato renziano”.
Avrebbe potuto partecipare e contestare la procedura.
“Se fossi andata, sarei stata sola. Né avevo intenzione di provare a reiterare vecchi metodi, tesserando venti persone per vincere il congresso. Questi blitz appartengono a un modo vecchio di fare politica, che ci allontana dai cittadini”.
Presenterà ricorso per tentare di far invalidare l’esito congressuale?
“Non ho intenzione di presentare ricorso. Ho scritto al partito nazionale una lettera per far presente che succede anche questo nei piccoli centri. Un metodo, tra l’altro, già attuato in passato, prima della mia segreteria. Se hanno messo in atto questo blitz semplicemente in vista delle future candidature alle elezioni politiche e a quelle regionali, siamo messi male. Coloro che hanno messo in campo questa strategia si fanno male da soli, perché così i cittadini non li voteranno. Continuando a comportarci in questo modo, dimostriamo di non aver capito nulla. Sono profondamente preoccupata per questo e mi auguro che, anche a livello locale, ci sia un ricambio, non tanto di persone, quanto di metodo”.