Nelle scuole che vogliono innovare, oltre gli impronunciabili piani triennali (“PTOF”), contano gli occhi!
Oltre ad essere lo specchio dell’anima per i più romantici, gli occhi rivelano più di mille parole quanto desidero e bramo qualcosa come l’innovazione, il “buon cambiamento”.
Certo, perché innovazione mica porta sempre buon cambiamento. E’ innovazione solo ciò che migliora lo stato delle cose.
Proprio come le innovazioni contenute nella legge 107, la “buona scuola”. Stanno funzionando? Stanno producendo buon cambiamento?
La legge che obbliga gli studenti a svolgere percorsi di alternanza è un contenitore valido, necessario, intelligente ma che, senza un’anima, senza un buon contenuto per gli studenti, può portare al solito buco nell’acqua classicamente italiano.
Invece no, stavolta deve funzionare, deve succedere qualcosa di veramente “buono” affinché i nostri ragazzi fra 10/15 anni si trovino in un contesto migliore di quello attuale, che è quasi disastroso. E’ il momento di lottare con grinta, per loro, in un contesto in cui siamo tutti chiamati a farlo, mica vale solo per presidi e insegnanti!
In questo cambio epocale richiesto al mondo dell’istruzione sono coinvolti i nuclei fondamentali della società, le famiglie, e soprattutto il tessuto professionale radicato attorno alla scuola chiamato ad offrire – in virtù della legge 107 – esperienze emozionanti per gli studenti, perché questa è l’alternanza che serve, che illumina gli occhi di un sedicenne frastornato e intorpidito da veline e calciatori.
Tuttavia, prima ancora degli occhi dello studente, contano gli occhi di uomini e donne, dirigenti e insegnanti, come coloro che ho il piacere di incontrare in questi giorni.
Nella luce dei loro occhi passa il desiderio irrefrenabile del buon cambiamento, dell’innovazione necessaria. Ovviamente, non stiamo sognando, non è sempre così!
Ieri ho incontrato una professoressa, avrei dovuto chiederle il permesso di filmarla.
Durante la presentazione del progetto (www.scuolalocale.it, una piattaforma che dota l’istituto di un giornale scolastico digitale in connessione con il territorio e il tessuto professionale locale) era sorridente, solare, entusiasta. Alla fine, lo leggevo nei suoi occhi, avrebbe voluto abbracciarmi, appassionata dall’idea di dare ai propri ragazzi uno strumento utile per cavalcare l’innovazione, per imboccare la strada del “buon cambiamento” e cominciare a camminare verso il futuro, il loro futuro.
E’ negli occhi di persone come lei che nasce l’energia, la serendipità necessaria per il cambiamento epocale che sta vivendo il mondo della scuola oggi. Viva gli occhi della professoressa!