Finiranno sul tavolo del procuratore di Vasto, Giampiero Di Florio, i documenti della seduta di oggi della conferenza dei capigruppo del Consiglio comunale. E, per completare la manovra a tenaglia nei confronti del centrosinistra e della Giunta Menna, i consiglieri della coalizione centrodestra-movimenti civici cercano le otto firme necessarie a presentare una mozione di sfiducia nei confronti del presidente del Consiglio comunale, Giuseppe Forte.
Sale il termometro dello scontro politico, già arroventato dal voto in Aula del 12 settembre, in cui la Giunta è andata sotto, e dalle tensioni latenti nella maggioranza.
Oggi scontro duro in conferenza dei capigruppo tra il sindaco Menna e alcuni rappresentanti della minoranza.
Davide D’Alessandro, Alessandro d’Elisa, Guido Giangiacomo, Edmondo Laudazi, Francesco Prospero e Vincenzo Suriani parlano di “democrazia sospesa. Parole grosse, ce ne rendiamo conto, ma non ne conosciamo altre per denunciare l’atto di prepotenza di un sindaco e di un presidente del Consiglio, messo sotto tutela proprio dal sindaco, che hanno escluso due mozioni dall’ordine del giorno di un Consiglio comunale, marchiandole di inammissibilità e improcedibilità. La prima, riferita al decreto ingiuntivo della Pulchra di un milione di euro e ai termini fatti scadere per opporre resistenza; la seconda, sulle parcelle liquidate dal dirigente Mercogliano ad alcuni avvocati. Paura dell’Aula, paura della discussione e paura del voto. Perché? Si vuole impedire di approfondire la questione? O si teme di finire sotto, come accaduto sulla costituzione di parte civile per il processo sui baschi azzurri e sul voto di Pollutri, mandato a casa dall’Aula ma, inspiegabilmente, non ancora dal aindaco? O entrambe le cose?”.
Vie legali – “Il sindaco – scrivono in un comunicato stampa i sei consiglieri – ha detto che trasmetterà le carte in Procura. Si risparmi la fatica. In Procura ci andiamo noi. Lui ha tanto da fare. Pensi a revocare l’incarico a Pollutri e a far sapere presto alla cittadinanza com’è stato possibile far scadere i termini su un decreto ingiuntivo da un milione di euro”.
Mozione di sfiducia – “Se il presidente del Consiglio arriva persino a minacciare in Aula un consigliere di minoranza, non resta che chiederne la revoca raccogliendo le firme per sfiduciarlo”, annunciano D’Alessandro, d’Elisa, Giangiacomo, Laudazi, Prospero e Suriani. “Noi siamo sei e non ci sfugge che per richiederla occorrono otto firme. Vediamo se altri vorranno firmare ed aggiungersi o assumersi la pesante responsabilità di essere rappresentati da chi non è in grado di garantire la dovuta imparzialità, in Aula e fuori”.