Gli alberi, una volta sommersi, oggi incolori, rendono ancora più spettrale il paesaggio della diga di Chiauci. L’invaso – con una capienza sulla carta di oltre 10 milioni cubi ma che effettivamente ne usa una minima parte – dovrebbe dissetare la costa vastese, i campi della valle del Trigno e la zona industriale di San Salvo. Di, acqua, invece c’è solo un rigagnolo del tutto insufficiente a soddisfare le esigenze di un territorio a cavallo di due regioni. Come annunciato giorni fa dal commissario del Consorzio di Bonifica Sud – che gestisce la diga – da oggi l’erogazione avviene solo con quello che permette il fiume: 80 litri al secondo (da maggio erano 1000).
Il fondo dell’invaso è completamente arido, la terra è spaccata a testimonianza di una siccità che imperversa da tempo, le strutture a servizio della diga sono completamente scoperte. Il Trigno che disegna i confini di Abruzzo e Molise è solo un ruscello.
Nel Vastese si cerca di correre ai ripari come si può. Il sindaco di San Salvo ha attivato il Centro Operativo Comunale per fronteggiare l’emergenza [LEGGI], domani si terrà un incontro operativo con Sasi, Asl, i Comuni di Vasto e Montenero, il Consorzio di bonifica e l’Arap.
Nella zona industriale martedì la Pilkington inizierà a usare le acque nere di scarto provenienti dalla comunità di San Salvo per lasciare a disposizione del consumo umano le maggiori risorse possibili. Questo è reso possibile da una prima depurazione dell’Arap e dalla particolare tecnologia degli impianti del colosso del vetro.
Senza precipitazioni nel breve periodo, la situazione rischia di diventare sempre più critica.