Un diario che rispunta da chissà quale cassetto quasi per sbaglio. È stata questa circostanza a dare il “la” al sindaco di Tufillo, Ernano Marcovecchio, a intraprendere una nuova avventura letteraria. Nasce così “Vita ruvida. Vita quotidiana e condizioni materiali nella comunità tufillese alla vigilia della modernità (1888-1918)” edito dalla Nuova Gutemberg.
Il diario è quello di Francesco Barisano, tufillese vissuto a cavallo tra 800 e 900, che apre al lettore un’importante finestra su quei tempi: la vita in un paese in cui riecheggiano elementi della recente unificazione d’Italia, la partenza per l’America, il ritorno e la partecipazione alla Grande Guerra.
L’esperienza personale, sempre contestualizzata nel panorama dell’epoca fatto di arretratezza e uno sviluppo ancora lontano è poi affiancata all’attività di studio del curatore. Marcovecchio, tramite gli atti del consiglio comunale dell’epoca ricostruisce le condizioni di vita dei tufillesi. “Naturalmente – vi si può leggere in un passaggio che nei giorni più critici potrebbe tornare attuale – l’acqua corrente non faceva parte delle dotazioni essenziali delle abitazioni tufillesi. Ci si doveva accontentare di approvvigionarsi nelle fontane più vicine e trasportala nelle abitazioni a dorso di animali da soma con dei barili, l’ varlott, oppure con le conche trasportate, poggiate sulla testa, dalle donne.
“L’opera – racconta Marcovecchio – è nata da un diario che mi era stato portato in Comune da una coppia di signori di Tufillo, poi pubblicato grazie al consenso di un nipote. Ciò che mi ha incuriosito sin dall’inizio è che Francesco avesse realizzato questo diario non con una dimensione intima, ma destinato a farlo leggere come testimonianza, probabilmente rivolto ai nipoti. Nella sua scrittura l’interlocutore non è sé stesso, ma qualcuno che a cui far conoscere quelle cose che riteneva importanti e avevano segnato la sua vita”.
“Fino agli anni del secondo dopoguerra la vita di questi paesi non era lontano dalle condizioni del 500 – continua il curatore – Nel diario si parla ancora di partito dei borbonici, partito liberale; insomma, si sente ancora il passaggio tra il Regno di Napoli e l’Italia unita”.
[ant_sx]È nella seconda parte che forse si può trovare un aggancio alla realtà: “Francesco racconta la sua emigrazione in America con tutte le peripezie che ha attraversato. È partito nonostante non fosse tra i più poveri di Tufillo, era benestante. Viene fuori questa dimensione estrema di migrante, non solo dall’Italia all’America, ma anche tra le varie città statunitensi: sempre alla ricerca di qualche centesimo di dollaro in più a ora“.
Infine, il ritorno in patria e la guerra: “Torna in Italia e partecipa alla Prima Guerra Mondiale. Lui si trova in licenza nel mese di novembre 1918 quando, firmato l’armistizio, in tutto il Paese suonano le campane a distesa e lui capisce che quello poteva indicare la fine della guerra e tira un sospiro di sollievo”.
“Oltre alla parte diaristica, c’è l’introduzione nella quale ho fatto una ricerca d’archivio consultando gli atti del consiglio comunale. È un libro che ricostruisce il periodo 1888-1918 sotto due punti di vista: da uno più scientifico e oggettivo attraverso le delibere e un altro da un punto di vista diaristico”.
Fondamentale, infine, l’aspetto lessicale e sintattico: “Lui utilizza un italiano che è quello tipico degli italo-americani. Ho lasciato alcuni termini che non vengono usati più neanche in dialetto spiegandoli nelle note come ho cercato di lasciare intatto lessico e struttura sintattica, modificandoli solo dove non era comprensibile”.
Il volume sarà presentato la sera del 13 agosto a Tufillo.