Censire la popolazione di ungulati e abbattere gli esemplari in sovrannumero.
“Questo vuole essere il passo iniziale prima di coinvolgere gli attori istituzionali a vario livello“. Così il sindaco di Lentella, Carlo Moro, ha aperto ieri mattina il vertice in Comune. Al centro del tavolo la questione cinghiali, “Un problema – ha continuato – molto serio e particolarmente concentrato sul nostro territorio. In Abruzzo siamo in attesa di un piano faunistico dal 2009, bisogna trovare una soluzione”.
Per l’occasione sono stati invitati alcuni cacciatori locali e agricoltori danneggiati dagli ungulati. Un bollettino di guerra: campi di cereali devastati per migliaia di euro di danni, interi pescheti distrutti, orti ormai diventati un campo minato. C’è chi ha rinunciato alla semina dopo le razzie degli anni scorsi in attesa dei rimborsi riconosciuti. Ben poco sembra sfuggire alla voracità dei cinghiali: pomodori e peperoni, il resto – frutta e ortaggi – è ormai entrato nel menù fisso di questi animali.
La gran parte dei dissuasori si è rivelata inutile, l’unico rimedio funzionante – che non sia l’abbattimento – è la rete elettrificata, ma è una soluzione costosa attuabile su piccoli terreni; è inimmaginabile adottarla per interi campi.
Quello degli agricoltori è solo uno dei problemi. “Ormai si avvicinano alle abitazioni – ha continuato il sindaco – e hanno provocato diversi incidenti automobilistici, come quelli sulla Statale Trignina [LEGGI]. Ho il sospetto che dietro alcuni incendi ci sia qualcuno, esasperato, che cerca di allontanare i cinghiali dai loro ripari come per la pineta dove questi animali si rifugiavano durante il giorno. Inoltre, aumentano i terreni rimasti incolti per via dei danni periodici”.
PROPOSTE – L’incontro aveva come fine soprattutto quello di arrivare ad alcune proposte da presentare alle istituzioni. Per Nicola Roberti – agricoltore e cacciatore lentellese affiliato all’Enalcaccia – i passi sono i seguenti: “Un censimento serio per capire a quanto ammonta la popolazione eccessiva rispetto alla densità ottimale indicata dalla legge e procedere agli abbattimenti anche per il bene delle altre specie animali”.
L’ultimo censimento nel territorio lentellese risale a quattro mesi fa, “Circa 230 capi – ha spiegato Benito Pizzi (Enalcaccia) – ma non c’erano ancora stati i parti”. Lo studio delle tracce lasciate dagli animali ha permesso di verificare che interi branchi, durante la notte, raggiungono la fondovalle Cena in prossimità dell’impianto Civeta (attraversando la FV Treste) per poi tornare indietro.
L’altro problema è rappresentato dalla zona di ripopolamento e cattura in contrada Montevecchio. Distrutta nell’incendio del 2007, oggi vi si registra una scarsissima presenza delle specie per le quali nacque: starne, faggiani e lepri, mentre è diventato un vero e proprio serbatoio naturale per gli ungulati. “Se è necessario, bisogna chiederne l’abolizione“, hanno proposto i presenti.
Dubbi anche sull’abbattimento mediante selecontrollo, ritenuto limitato e insufficiente: per i cacciatori presenti l’unico metodo efficace è quello della braccata, consentito solo durante il periodo di caccia.
Danni e problemi non mancano, così come le proposte. Il prossimo passo sarà chiamare a sedersi al tavolo prefetto, assessore regionale Dino Pepe e tutte le istituzioni competenti in materia, “È anche giusto che chi prende certe decisioni le motivi di fronte ai cittadini esausti. Come Comune siamo disposti ad appoggiare qualsiasi proposta venga da chi è stato toccato da questa problematica”, ha concluso Moro.