Sarà il Levi Parham Quintet a salire sul palco di Palazzo d’Avalos stasera, nell’ambito della 9^ edizione della Rassegna musicale di via Adriatica, organizzata dall’associazione Il Cineocchio di Ivo Menna. Alle 22 il concerto nel cortile dello storico palazzo dei marchesi. Il prossimo appuntamento con la Rassegna è in programma il 31 luglio con Graziano Romani.
“Un’immagine vagamente alla Johnny Depp in copertina, piuma che penzola dai capelli, sguardo serioso e malinconico, Levi Parham è un ragazzo dell’Oklahoma che si aggiunge alla lunga lista di belle speranze che quella terra musicale ha da offrire nel campo dell’Americana”, si legge in una nota dell’associazione Il Cineocchio, che organizza la rassegna musicale. “Nel caso specifico i sentori si allontanano dal tracciato di quel suono regionale che è stato ribattezzato “Red Dirt”, per abbracciare un linguaggio più sensibile alle radici blues e soprattutto al soul, caratteristica amplificata dalla voce stessa del protagonista, tra le armi migliori di questo debutto in casa Music Road. È Jimmy laFave in persona, animatore dell’etichetta, che si spende per Levi Parham, portandoselo negli studi Cedar Creek di Austin e mettendo la firma sulla produzione di questo terzo album, seguito di due produzioni indipendenti, a partire da An Okie Opera. Nel frattempo Parham ha tentato la fortuna come tanti a Nashville, pubblicando l’ep Avalon Drive e un paio di azzeccati singoli, che anche grazie all’aiuto della rete hanno diffuso il suo nome nei circuiti roots. These American Blues è il salto della maturità, una raccolta di ballate a cavallo fra country e soul rock di marca texana, da una parte il mentore Jimmy LaFave, latore di quei tempi medi e di attraversate romantiche a tempo di walzer, dall’altra il piglio più sanguigno di un Delbert McClinton, o se vogliamo citare dei paragoni più contemporanei, un incrocio tra Will Hoge e Todd Snider. Levi dice di avere imparato la lezione dall’assortimento di vinili blues del padre, e cita Sam Cooke e Van Morrison tra i suoi punti di riferimento.
Non facciamo fatica a credergli, approcciando il pathos da strada maestra di Ain’t the Man to Tell You So e Gonna Be a Long Day, le vibrazioni soulful di Steal Me, alternate alle cadenze bluesy di Wrong Way to Hold a Man, all’honky tonk blues di Cenral Time e a un rock’n’roll più convenzionale e fedele alla tradizione, cominciando dalla stessa title track. Brani rotondi e confortevoli, tanto quanto l’espressività vocale di Parham e il songwriting genuino. Una mano arriva poi dalla band, che nel lirismo di piano e organo di Radoslav Lorkovic e in qualche languida chitarra slide arrichisce senza eccedere il mood accogliente e caldo di questo country soul dalla terra del South West americano. Se il bollente rock sudista in salsa gospel di Held in High Regard e le carezze acustiche di Waiting Game rappresentano un bel copione recitato ad arte, i momenti che spiccano nella scaletta sono da ricercare nel dialogo costante organo-chitarra e nella eco desertica che si diffonde fra la scura Wrong Way to Hold a Man e nella gemella Chemical Train, sostenute da cori femminili, o ancora nel gustoso country blues da barrelhouse di Don’t Care None e nel finale da abbraccio Love Comes Around”.