“Nessun regolamento di conti nel centrodestra”, semplicemente una questione di inopportunità politica da parte dell’avvocato e consigliere Alessandra Cappa di difendere l’ex sindaco Luciano Lapenna nel processo che inizierà il 7 novembre sulla vicenda dei Baschi Azzurri [LEGGI QUI] e la presunta incompatibilità per il conferimento di un incarico professionale, seppur temporaneo, da parte di una partecipata del Comune. Così Guido Giangiacomo (Forza Italia), che respinge l’interpretazione di una opposizione divisa, più volte adombrata in Aula dal consigliere di maggioranza Marco Marra, che fa i conti con la “finta pace” (per usare le parole dello stesso Marra) della campagna elettorale tra le due anime storiche del centrodestra vastese, che sarebbe sfociata nell’atteggiamento ostile nei confronti della rappresentante di Unione per Vasto, e quindi del leader della stessa lista, Giuseppe Tagliente.
A dare però una chiave di lettura diversa, il consigliere comunale Davide D’Alessandro, meno diplomatico del collega di Forza Italia: “Noi sei, più due del Movimento 5 Stelle, siamo la vera opposizione e oggi mettiamo una linea di separazione con la lista della consigliera Alessandra Cappa“, considerati “colpevoli” (sia la consigliera che tutto il movimento) di aver taciuto sul rinvio a giudizio dell’ex Giunta Lapenna, un’omissione evidentemente inaccettabile per il consigliere D’Alessandro, ancor più chiaro in un altro passaggio: “Adesso c’è una nuova classe dirigente, è finita l’era dei vecchi esponenti del centrodestra storico”. Insomma, parole che vanno oltre l’affermazione di principio sottolineata da Giangiacomo e assumono un valore politico inequivocabile.
Un’altra questione, però, è stata posta nella stessa sede; il sindaco Francesco Menna, infatti, ha lasciato intendere che questioni di incompatibilità per questioni professionali potrebbero interessare anche altri componenti del Consiglio, come Francesco Prospero, anch’egli avvocato, eletto però nella lista di Massimo Desiati. Anche in quel caso, qualora si concretizzasse, la questione di “principio” potrebbe confondersi ancora una volta con la volontà di “rompere” con il cosiddetto “centrodestra storico”, se è vero che l’area politica ha, o almeno aveva fino alle scorse amministrative, due rappresentanti principali.