“Senza voler sottovalutare i fenomeni di violenza alle donne, che purtroppo assumono dimensioni sempre più preoccupanti, configurando una vera e propria emergenza sociale, si deve sottolineare che a volte l’arma della querela viene utilizzata per rafforzare la posizione del coniuge querelante all’interno del giudizio di separazione o divorzio, col preciso scopo di ottenere vantaggi di carattere economico non spettanti”. Così l’avvocato Margherita Conti, difensore di I. S., l’uomo imputato dei reati di lesioni e minaccia aggravata ai danni della moglie, R. R., e assolto dal Tribunale di Vasto.
Il processo ha avuto origine dalla denuncia della moglie, che aveva accusato il marito di aver commesso atti violenti e di averla minacciata nella sua integrità personale. Il tutto, per l’ipotesi accusatoria, si era consumato all’interno delle mura domestiche, quale strascico di un rapporto matrimoniale consumatosi e non più ricostruibile. Da qui la riflessione dell’avvocato Conti, che prosegue: “È concreto il rischio che la querela sia utilizzata come arma di pressione nei confronti dell’altro coniuge, per piegarne la volontà, inducendolo ad accettare, in cambio della remissione della querela, condizioni economiche di separazione per lui penalizzanti, che si traducono nell’obbligo di pagare un assegno di mantenimento e/o divorzile di importo superiore a quello dovuto. L’Autorità giudiziaria deve quindi vagliare con prudenza e accortezza il contenuto di simili denunce/querele, considerando anche un ulteriore aspetto, per così dire psicologico: infatti, alla base della denuncia, a volte si colloca un intento di rappresaglia, intesa come volontà di punire l’altro coniuge, che a torto si ritiene unico responsabile del fallimento e del naufragio dell’unione coniugale, oppure come la causa della mancata realizzazione delle aspettative individuali riposte nel matrimonio. La guerra fra i coniugi, a colpi di querele, produce sempre effetti collaterali, spesso devastanti, in danno della prole; infatti i coniugi trascurano di considerare che le vittime principali delle loro schermaglie sono i figli, spesso minori, che vengono a subire gravi ferite nella loro serenità ed equilibrio”.
Il tutto, comunque, “senza voler sottovalutare i fenomeni di violenza alle donne, che purtroppo assumono dimensioni sempre più preoccupanti, configurando una vera e propria emergenza sociale”.