Anche le dissolvenze visive e acustiche delle Frecce, dopo averlo colorato e reso tuonante, sono scomparse dal nostro cielo, lasciando il sedimento di un’emozione. Restano soltanto il ricordo di vibrazioni e gli scricchiolii della cervicale?
In Italia, la prima scuola di volo acrobatico venne fondata nel 1930 e, l’8 giugno di quell’anno, ci fu la prima manifestazione aerea, la “Giornata dell’Ala”. Nel 1938, la pattuglia della Regia Aeronautica partecipò all’inaugurazione dell’Aeroporto di Milano-Linate.
Dopo le vicende della seconda guerra mondiale, la pattuglia si riformò, anche se non ufficialmente inquadrata quale pattuglia acrobatica. E’ nel 1950 che prese ufficialità con il nome di “Cavallino Rampante”. Nel 1953, fu istituita la pattuglia il “Guizzo” e poi quella “Getti Tonanti”; nel 1956, venne sostituita dalle “Tigri Bianche”. Successivamente, tornò a chiamarsi “Cavallino rampante”. Nel 1957, entrarono in scena due nuovi reparti acrobatici: i “Diavoli Rossi” ed i “Lanceri Neri”.
A fine 1960, si decise di creare un’unica realtà e così fondare un unico reparto che avesse la finalità di formare una pattuglia acrobatica nazionale con i migliori piloti dei vari reparti dai più nomi. Lo Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare diede incarico di costituire la “Pattuglia Acrobatica Nazionale” (P.A.N.) composta da piloti provenienti da tutti i reparti dell’Aeronautica Militare. Il 1º marzo 1961, nell’aeroporto di Rivolto, fu fondato il 313º Gruppo Addestramento Acrobatico e, nel 1963, oltre ad aumentare l’organico piloti, si aggiunse la possibilità di usare i tanto apprezzati fumi colorati.
Ci fu pure chi, da scranni parlamentari, definì le Frecce “inutili, rumorose ed inquinanti” e ne chiese lo scioglimento ma questa voce fu subito sopita da un moto di orgoglio nazionale.
Le Frecce Tricolori, rappresentano oggi la Pattuglia Acrobatica Nazionale dell’Aeronautica Militare Italiana; con in suoi dieci aerei, nove in formazione ed un solista, è la pattuglia acrobatica più numerosa al mondo, il suo programma comprende una ventina di acrobazie in volo che l’hanno resa famosa. Solo i migliori piloti vi accedono e la selezione avviene tra coloro che hanno più di 1.000 ore di volo.
Oggi, non c’è granché che induca a riconoscersi per quel che si è in virtù di una tradizione nazionale ed il boato delle Frecce, così come le sinuose scie verdi, bianche e rosse, sono lì a ricordarlo, come fossero richiami d’attenzione su valori attenuati, smorzati e forzatamente mitigati dal pensiero globale. “Sentire” rombi e guardare il cielo colorato dalle Frecce, simbolo comune, sono l’occasione per riconsegnare certezze da custodire quando sembra che nulla appartenga ad alcuno, quando la cultura appare senza identità, quando il verbo uniformare estingue il verbo essere.
Che le Frecce trafiggano i cuori induriti dall’omologazione, che le vibrazioni avvertite sedimentino nelle menti atrofizzate dal conformismo!