“Ho pensato di morire”, racconta, ancora turbata, Benedetta Bologna. Lei e il suo ragazzo, Rosario Francesco Caruso, erano, come altri vastesi, in piazza San Carlo, a Torino, a vedere sul maxischermo la finale di Champions League Juventus-Real Madrid, quando è scattata la psicosi attentato.
“Eravamo – racconta – a 20 metri dal maxischermo. Non abbiamo sentito nessuno sparo, nessuno scoppio, niente di niente. Ho visto persone cadere come se fossero dei birilli ed ho subito pensato ad un attentato, dal modo in cui cadevano le persone credevo che ci fosse una macchina impazzita che falciava tutti. Non abbiamo avuto neanche il tempo di scappare che la folla ci ha travolti, mi sono trovata sdraiata a terra sul mio ragazzo e tante persone ci salivano addosso per poter fuggire. Lo sentivo urlare e chiedere aiuto in una maniera assurda ed è stato il momento più brutto della mia vita, perché non riuscivo a liberarmi, a rialzarmi e ad aiutarlo. Lì davvero ho pensato di morire, non credevo di poter mai provare una sensazione del genere nella mia vita. Alla fine ci siamo farti forza, ci siamo stretti forte la mano e siamo scappati insieme. Lui si è ferito a tutte e due le ginocchia a causa del vetro che era a terra, in più si è slogato la caviglia. Io non so come e non so perché sono stata miracolata, ho perso una scarpa a causa dei vari pestoni presi, però me la sono cavata solo con tanti lividi e dolori dappertutto. Nonostante il panico generale, fortunatamente, ho incontrato tanta gente disponibile ad aiutare me e il mio ragazzo, che sanguinava tantissimo. In particolar modo, un ragazzo veramente d’oro che mi ha aiutato a portare Rosario Francesco all’hotel in cui alloggiavamo, proprio vicino a piazza San Carlo. Lì ci siamo rifiugiati ed è stato medicato.
Il giorno dopo è dovuto andare in ospedale lì a Torino per poter togliere i tanti pezzi di vetro che erano ancora conficcati nelle ferite e per fasciare la caviglia. È stata un’esperienza terribile e terrificante. Non ci siamo accorti che fosse un falso allarme fino a che non siamo arrivati all’hotel. Tutto questo – sottolinea Benedetta – è successo anche per colpa di chi vendeva abusivamente birra in vetro. Senza tutte quelle bottiglie rotte, le persone ferite sarebbero state molte di meno”.