“Se quegli errori, definiti gravi dall’autorità che li ha verificati, dovessero aver portato ad un risultato errato, cosa farebbe il sindaco Menna?”. Lo chiede Alessandra Cappa, consigliera comunale di Unione per Vasto, tornando a sollevare la questione dei 25 presidenti di seggio cancellati per irregolarità commesse nelle elezioni comunali del 2016.
“E’ nota a tutti ormai – scrive Cappa in un comunicato – la questione concernente la cancellazione dagli elenchi di un elevato numero di presidenti di seggio, rei, secondo la Corte d’Appello di L’Aquila, di aver commesso gravi inadempienze in occasione della tornata elettorale del 5 e 19 giugno a Vasto.
La questione, che ha suscitato, com’era giusto che fosse, grande interesse nei vastesi e sulla stampa, ha registrato, sul fronte dell’amministrazione, dapprima un profondo silenzio e poi una replica del sindaco Menna in un linguaggio politichese-burocratese che lascia a dir poco sgomenti.
Il sindaco di Vasto, infatti, incalzato dalle mille, legittime domande circolate in città, invece di rispondere ai vastesi, ha ritenuto di recitare una lezioncina di diritto frammista ad una sorta di autocertificazione del merito della vicenda che, se non fosse per la serietà dell’argomento, farebbe pure sorridere.
In una nota ufficiale proveniente dal municipio, infatti, dopo una breve quanto barbosa ricognizione delle norme elettorali, si legge che secondo il sindaco ‘il procedimento elettorale è un orologio perfetto’. Come a dire che il risultato elettorale, che di quel procedimento è figlio, non può mai risultare errato: si tratta, all’evidenza, di un’affermazione assurda, smentita, oltre che dalla logica e dalla fallibilità dell’esperienza umana, dalla stessa norma invocata dal sindaco, che prevede la possibilità di impugnare il risultato elettorale, come centinaia di volte è stato fatto; risultato che, di conseguenza e per definizione, non può essere definito perfetto ma tutt’al più definitivo.
Sempre secondo il sindaco-pensiero, tra la clamorosa vicenda della cancellazione dei presidenti di seggio dovuta, come si diceva, alle accertate gravi inadempienze riscontrate dalla Corte e i risultati dell’elezione stessa non vi sarebbe permeabilità alcuna. Ed è così che il sindaco mostra di non sapere, o finge di non sapere, che ogni procedimento regolato dalla legge, come è quello elettorale, è costituito da un insieme di regole il cui rispetto è garanzia del risultato.
Insomma, dal rispetto della forma scaturisce la sostanza.
Come fa il sindaco di Vasto ad escludere con certezza che le ‘incompletezze, manchevolezze, lacune o omissioni’ (sto citando la nota ufficiale del Comune) del procedimento elettorale dello scorso giugno non possono aver influito sul risultato?
Come fa il sindaco a dire, e con tanta sicumera, che l’inesatto espletamento delle operazioni elettorali, nell’ambito della complessa procedura di voto, non può influenzare il risultato del voto stesso?
Ed ancora, come fa il sindaco a parlare di irregolarità formali se la Corte d’appello scrive, invece, di ‘gravi inadempienze che impongono la cancellazione’ dei presidenti?
Se il sindaco considera il potere esercitato dalla Corte d’Appello come ininfluente, a quale scopo, secondo lui, quel potere sarebbe stato previsto?
S’impone, infine, una considerazione: se il sindaco parla di mere irregolarità formali, deve aver visto gli atti. E se li ha visti, non si offenderà se ci permettiamo di fargli notare che la sua autocertificazione degli accadimenti, provenendo da una parte piuttosto interessata, non può soddisfare le legittime domande dei vastesi. Se il sindaco è tranquillo, come dice di essere, perché non mette gli atti stessi a disposizione delle opposizioni, che su questa vicenda hanno chiesto chiarezza e che rappresentano la gran parte del popolo vastese?
Si dirà, ed a questo si appiglia il sindaco – nei confronti del quale già le urne, un anno fa, sono state ingenerose, regalandogli una vittoria per un pugno di voti –, che quel risultato non è stato a suo tempo contestato con un ricorso ed è ormai intangibile. Replicherò facendo notare che, almeno per il momento, la questione posta non è questa, ma è un’altra, squisitamente politica e non giuridica. Se quegli errori, definiti gravi dall’autorità che li ha verificati, dovessero aver portato ad un risultato errato, cosa farebbe il sindaco Menna? Attendiamo risposte politiche, ché le norme di legge ce le leggiamo da soli”.