C’erano anche i dirigenti scolastici del territorio vastese ieri a Roma per chiedere un incontro al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli e contestualmente esprimere il proprio disagio relativamente alle condizioni di lavoro.
Diversi i temi sollevati nell’occasione: “In primo luogo, i presidi, diventati dirigenti da quasi diciassette anni, non accettano più di non aver ancora ricevuto neppure il riconoscimento economico loro dovuto, commisurabile a quello dei loro pari grado nelle altre amministrazioni. Così, oggi un preside governa direttamente in media 152 unità di personale (la media per le altre amministrazioni è di 1 dirigente ogni 36 dipendenti), l’istituzione scolastica che dirige per di più è complessa e molteplici sono le responsabilità che ne conseguono, anche in virtù della sua autonomia: è un luogo di istruzione e formazione, di custodia e vigilanza di soggetti minori, di lavoro ai fini della sicurezza, un centro di raccolta, custodia ed elaborazione di dati personali e sensibili, una stazione appaltante, un sostituto di imposta, un datore di lavoro, un’agenzia valutativa di persone e di servizi, un’agenzia che certifica titoli di studio, e molto altro ancora. A fronte di tutto questo, un compenso inadeguato. I dirigenti scolastici stanno facendo circolare su web e social le tabelle di confronto dei loro stipendi con quelli di dirigenti di pari grado di altri ministeri, soprattutto quelli dell’area 1 con cui chiedono la perequazione retributiva: con la metà dello stipendio (circa 55 mila euro lordi) hanno 21 responsabilità in più. In Abruzzo, a livello di contrattazione integrativa regionale, sono state diminuite le assegnazioni dei fondi per la retribuzione integrativa e gli stipendi sono addirittura diminuiti rispetto all’anno scolastico 2012/13. Peraltro, proprio in questo periodo, l’Ufficio scolastico Regionale e le Ragionerie territoriali delle quattro province abruzzesi stanno procedendo ai conguagli per la restituzione di quanto sarebbe stato percepito in più dai dirigenti già in servizio da quel periodo”.
“Responsabilità accresciute – aggiungono i dirigenti – ma, di fatto, poteri diminuiti. Infine, vere e proprie vessazioni burocratiche: l’amministrazione ha da tempo confuso la produzione di documenti con il buon andamento della pubblica amministrazione. Le scuole sono invase da richieste di dati — semplici e aggregati — e di monitoraggi di cui poi nessuno fa nulla, che non vengono restituiti e che, pertanto, non portano alcun valore aggiunto al sistema. Ciò aggrava molto il lavoro delle segreterie delle scuole, già da tempo sottodimensionate e senza la possibilità di sostituzione di personale assente. Se si considera che i presidi non si possono avvalere di staff adeguati, dato che non hanno grandi risorse per compensare le attività straordinarie dei docenti e dei diversi collaboratori, al punto che sono costretti ad occuparsi direttamente quasi di tutto, ben si capiscono le ragioni del disagio”.