C’era anche una corona di un centro sociale al funerale di Roberto Mancini, “il poliziotto comunista” che ha scoperchiato l’immondo calderone della Terra dei Fuochi, rimanendo vittima degli stessi veleni che quella terra continua a restituire. A raccontare la sua storia, Nello Trocchia, giornalista d’inchiesta e scrittore, più volte minacciato dalla camorra, che ha presentato a Vasto il suo ultimo libro Io, morto per dovere, in un incontro presso la sede Arci di corso Plebiscito promosso dalla stessa associazione, dalla Confederazione Cobas, Associazione Antimafie Rita Atria e Peacelink.
Nel racconto del giornalista, sollecitato dalle domande di Alessio Di Florio, oltre alla vicenda umana e professionale di Roberto Mancini, “il modello di sviluppo fondato sulla devastazione” che è quello della Terra dei Fuochi. Un modello, come sottolineato dallo stesso giornalista, che non riguarda solo la Campania e il suo contesto socio-economico, ma tutte le regioni, compreso l’Abruzzo, come si può rilevare nella “mattanza ambientale di Bussi“.