Gli studenti delle due classi quarte del Liceo delle Scienze applicate dell’IIS Mattei di Vasto, durante le scorse settimane sono stati impegnati in un interessante progetto coordinato dalla professoressa Paola Cerella all’interno dei percorsi di alternanza scuola-lavoro coordinati dai docenti Pappalardo e Ottaviano. Prendendo spunto dall’esperienza di Scuolalocale.it hanno realizzato, divisi in gruppi, delle mini-inchieste su tante tematiche diverse. Quattordici lavori che i ragazzi hanno curato con passione, competenza e attenzione. Nella giornata conclusiva del progetto gli studenti hanno presentato ai loro compagni e ad una ‘commissione’, formata dai professori Cerella e Pappalardo e dai giornalisti di Zonalocale Antonino Dolce e Giuseppe Ritucci, i loro lavori che verranno tutti pubblicati su Scuolalocale. I tre lavori vincitori saranno pubblicati anche su Zonalocale, come riconoscimento alla bravura dimostrata dai ragazzi. Ecco la prima inchiesta realizzata da Federico Di Paolo, Elena Marino e Giuseppe Maccione.
Questa è la storia di Pod. Plastica, silicio, ferro, stagno, zinco, cadmio, mercurio e cromo sono alcuni degli elementi non riciclabili che lo compongono. Ma Pod è solo uno di altri più o meno come lui. Pod è una risorsa, ma quando viene abbandonato da risorsa diventa rifiuto. L’uomo ha ovviamente risolto questo problema, facendo emergere l’egoismo che da sempre lo caratterizza.
L’Africa, con la scusa di una manovra di beneficenza, per aiutare lo sviluppo tecnologico del Continente, è stata trasformata nella più grande discarica di rifiuti elettronici a cielo aperto del pianeta. Accra, la capitale del Ghana, è la destinazione preferita da Pod e i suoi amici che hanno terminato il loro lavoro negli Stati Uniti, nell’Unione Europea, in Giappone e in Cina. Questa città è infatti sede, sia di un fervente mercato dell’usato che tenta di sprigionare il potenziale dell’e-waste, che dell’inquinatissima discarica di Agbogbloshie.
Ma cos’è l’e-waste? Una famiglia che decide di sostituire il televisore al plasma con uno led di ultima generazione. Una scuola che sostituisce i computer del laboratorio di informatica. Un adolescente che cambia smartphone per il modello più all’avanguardia. Sono questi gli esempi di operazioni che ogni anno riescono a produrre circa 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici e i numeri sono destinati a crescere. (dato ONU) L’andamento del mercato smartphone nel 2016, analizzato da Strategy Analytics, ha evidenziato un nuovo record: sono 1.5 i miliardi di unità vendute nel corso dell’anno, con un incremento del 3.3% annuo.
Dopo una breve analisi, questi dati portano a stimare la vendita di 2.7 miliardi di unità nel 2036. Dato sconvolgente, se si pensa come questi dispositivi vengano effettivamente smaltiti, contrariamente alla Convenzione di Basilea ( che proibisce il traffico internazionale di rifiuti tossici). Ai paesi sviluppati, però, non importa che i rifiuti tecnologici raggiungano un impianto di smaltimento omologato, perché non è conveniente. Riciclare un computer in Germania costa 3.5 euro, in Francia 5 euro, mentre inviare con un container un qualsiasi apparato in Ghana costa solamente 1.5 euro. Ai paesi europei, agli Stati Uniti, alla Cina o al Giappone interessa solamente l’aspetto economico e il fatto che i rifiuti stiano ben lontano “da casa”. È un po’ come cercare di nascondere la polvere sotto il tappeto… con la differenza che il pianeta è lo stesso per tutti.
Il viaggio di Pod è però appena iniziato. Trasportato in un container pieno di altri dispositivi elettronici, arriva presso il porto di Accra, in Ghana. Se Pod è ancora utilizzabile, viene introdotto nel mercato locale per vivere una seconda vita; in caso contrario, è spedito nella discarica di Agbogbloshie. Qui Pod, viene in parte bruciato (per ricavare il rame), e in parte abbandonato nella discarica. Pod, però, non era riciclabile…
I metalli pesanti che lo componevano, ora impregnano l’acqua, il suolo e l’aria di Agbogbloshie. La concentrazione di piombo nel suolo supera del 1000% quella prevista dagli standard internazionali. L’inquinamento delle falde acquifere del vicino fiume Odaw ha portato alla drastica riduzione della biodiversità della laguna adiacente alla discarica. Ma è la parte più povera del Ghana a essere la principale vittima di questa realtà. Agbogbloshie si è convertita per molti in un luogo di rifugio nel quale trovare i mezzi per il sostentamento quotidiano. I bambini e i ragazzi, per non morire di fame, scelgono di esporsi ogni giorno a sostanze tossiche. L’accumulo di queste ultime nel corpo produce malattie quali cefalee, tosse, eruzioni cutanee, aborti involontari, problemi all’apparato riproduttivo e numerosi tipi di tumore.
L’industria della spazzatura tecnologica, che apporta all’economia del paese ogni anno circa 200 milioni di dollari, gioca un ruolo fondamentale in Ghana: sono almeno 30 mila le persone che vivono di questo business. Nonostante tutto, il parlamento ghanese non è mai riuscito a regolare attraverso la legislazione l’importazione legale dei rifiuti elettronici.
La società è quello che butta.
Secondo l’ultimo report condotto da Strategy Analytics nel 2016 la vendita di smartphone ha raggiunto cifra 1.5 miliardi di unità, con previsione di incremento del 3% annuo. La realtà locale ha confermato questo trend. Un sondaggio, effettuato su un campione di 250 persone nella realtà locale di Vasto ha evidenziato come il 74% degli intervistati abbia cambiato il telefono cellulare negli ultimi 2 anni. Dato che conferma l’andamento annuale della vendita di smartphone nella comunità mondiale. L’obiettivo primario del sondaggio è quello di confermare la tendenza mondiale di acquisto di telefoni cellulari e/o computer nella realtà locale.
Prendendo costante l’incremento del 3% annuo proposto da Strategy Analytics si arriva alla seguente conclusione: nel 2036 le vendite di smartphone arriveranno a quota 2.7 miliardi di unità.
Sensibilmente differente è la vendita di computer che raggiunge quota 300 milioni nel 2015, e subisce un calo dell’8% rispetto al 2014.
La realtà locale conferma questa tendenza, le persone preferiscono acquistare e/o cambiare smartphone piuttosto che il computer. Su 250 intervistati, solamente 37 (il 15% del campione) hanno cambiato o acquistato un computer nell’ultimo anno.
Quando tra secoli gli archeologi scaveranno per cercare reperti che spieghino la nostra civiltà, troveranno montagne di spazzatura elettronica.
Federico Di Paolo, Elena Marino e Giuseppe Maccione