Qualcuno dirà che San Salvo Democratica & Co. sono tornati sul luogo del misfatto. Ieri la coalizione che sostiene Angelo Angelucci ha tenuto un incontro pubblico sulla grande incompiuta di San Salvo, il teatro comunale realizzato durante l’amministrazione di Gabriele Marchese.
Nel corso degli anni l’opera che sorge tra il centro culturale e la villa comunale è diventata un aspro terreno di scontro e accuse tanto da far perdere di vista il reale problema: è una rogna perché non è finito o perché la città non ha bisogno di un teatro?
Difficile sostenere la seconda tesi pensando anche alle scuole di danza (e palestre) della città che oggi tengono – pagando – i propri saggi di fine anno a Vasto o alle tante formazioni musicali presenti (tra gruppi, bande e orchestre), motivo di vanto per la comunità: basti ricordare le esercitazioni dei giovani musicisti provenienti da tutta Europa nell’estate 2014 tenutesi all’interno dei saloni della Denso a causa dell’assenza di luoghi adeguati in città.
“Se un teatro funziona, funziona la città“, ha esordito il candidato sindaco ricordando che “nella campagna elettorale del 2007 tutti gli schieramenti in corsa lo proponevano”.
“Il teatro comunale è una ferita dolorosissima – ha detto l’architetto Enzo Calabrese – Qui sono stato sfigato, i soldi per terminarlo sono finiti dopo poco. I miei progetti non hanno come obiettivo produrre un costo, ma luoghi per produrre economia. Per questo prima di spendere anche un altro solo euro c’è bisogno di un progetto su come gestirlo. Un teatro gestito bene è una macchina per far soldi”.
Negli ultimi 5 anni è stata completata l’area esterna di raccordo tra villa e polo culturale pur non attenendosi al progetto iniziale, “Mi raccomandai all’architetto che se n’è occupato di preservare alcuni aspetti – ha continuato Calabrese – ma così non è stato, basti vedere il porfido usato”.
Forse sta tutto qui il problema, nell’avere una visione o meno sul futuro e le potenzialità di quel luogo e sulla convenienza nel continuare ad additarlo come rogna lasciata da quelli di prima. Ad oggi, se si escludono le idee di massima sul suo utilizzo come piazza al chiuso, raramente si è accennato a progetti per portarlo a termine o riguardanti la già completa sala di registrazione.
Il neolaureato Giuseppe Angelucci ha illustrato la propria tesi sul teatro e sui benefici che potrebbe portare: posti di lavoro, entrate per il Comune derivanti dalle tasse, indotto per l’approvvigionamento di beni e servizi necessari all’attività, nuova vitalità per il centro storico ecc. “All’appello mancano 1 milione e 250mila euro per completarlo – ha detto – Tra i metodi per finanziarlo ci sono 5 x 1000 dell’Irpef, il civic crowdfunding e i contributi delle associazioni”.
Presente in sala anche il direttore del teatro “Rossetti” di Vasto, Raffaele Bellafronte. “Il teatro è una necessità di una comunità, per la politica è una visione, dà ossigeno. Una città è spenta senza cultura. Sarebbe bello se la politica pensasse al di là del proprio quinquennio. La comunità crescerebbe con una sensibilità diversa: chi va a teatro difficilmente si trasforma in vandalo. Pensate a questo: quale risparmio sarebbe per un’amministrazione evitare la crescita di devianze”.
Tra gli interventi conclusivi c’è stato quello del compositore Auro Zelli. Centrali nelle sue parole lo “snodo culturale” che si creerebbe e gli usi della sala di registrazione: “un luogo che potrebbe ospitare tutto ciò che è arte, tutto ciò che è idea, anche una start up. Per farlo, però, dobbiamo crederci tutti perché serve a tutti”.
La conclusione è stata affidata all’attore e doppiatore Mario Zucca che ha ripreso un concetto già affrontato da Bellafronte: “Quando la gente esce da teatro difficilmente vuole spaccarsi la faccia. Se penso alle tante potenzialità di questo luogo, penso a una scuola di doppiaggio, oggi sbocco importante per gli attori. Io metterei a disposizione la mia professionalità. Angelo è un sognatore: i realisti sanno dove vogliono andare, i sognatori già ci sono“.
Nota politica di colore: presente in sala anche il candidato sindaco del Pd, Gennaro Luciano.
È tutto bello, ma la domanda principale resta la stessa: a San Salvo si può pensare a un progetto serio per il teatro comunale senza buttarla in polemica politica per soddisfare le pance dei facili detrattori di quelli di prima?