Quattro strade per evitare i licenziamenti e uscire dalla palude dei contratti di solidarietà. Le percorreranno dirigenza e sindacati della Pilkington, la multinazionale giapponese del vetro per auto che a San Salvo possiede lo stabilimento più grande del Gruppo Nippon sheet glass. Con i suoi 1800 dipendenti, la fabbrica dagli altiforni a strisce bianche e rosse è la più grande del Vastese.
La solidarietà – Il confronto, necessario a evitare i 190 esuberi annunciati dalla proprietà, è iniziato il 3 maggio per non essere costretti, in autunno, a giocare l’ultimo jolly, ossia il ricorso ai contratti di solidarietà per il terzo anno consecutivo, che sarebbe anche l’ultimo, visto il limite di legge: non più di tre anni nell’arco di un quinquennio.
Lavorare meno, subendo una riduzione dello stipendio, ma lavorare tutti: è il sacrificio accettato dai lavoratori che, pur di non far licenziare loro colleghi, si sono accontentati di ricevere stipendi da 980 o 1100 euro, a seconda dell’anzianità di servizio, in un’industria che non ha licenziato alcun dipendente stabile, ma che, nella prima fase della crisi ormai novennale, non ha rinnovato il contratto a circa 300 precari. La ripresa non si vede ancora. L’area dei vetri temperati è ancora in sofferenza.
Quattro iniziative – Il primo incontro tra i dirigenti e la Rsu, rappresentanza sindacale unitaria, composta da Cgil, Cisl, Uil e Cobas, si è concluso con la disponibilità di entrambe le parti a mettere in atto quattro iniziative: “La prima – spiega Emilio Di Cola, segretario provinciale aggiunto della Filctem Cgil – è quella, indispensabile, degli investimenti tecnologici per produrre a San Salvo più prodotti e di sempre miglior qualità.
Poi c’è la questione che riguarda i lavoratori usuranti, precoci e gravosi, per cui è possibile prospettare il pensionamento anticipato di 3 anni e 7 mesi. La terza opzione è l’in sourcing, cioè capire quali mansioni, attualmente svolte da esterni, possono invece essere affidate a dipendenti Pilkington, ad esempio i trasporti interni al nucleo industriale di San Salvo e alcune manutenzioni.
Infine, c’è l’ipotesi di un travaso di lavoratori da Pilkington alle due aziende satellite Bravo e Primo. In base a quanto ci ha riferito il presidente di Pilkington Italia, Graziano Marcovecchio – racconta Di Cola – Bravo può crescere nel prossimo futuro e, di conseguenza, far salire la marcia degli impianti e avviare nuove linee produttive. Lì si potrebbero aprire spiragli per ricollocare operai Pilkington ed evitare gli esuberi, fermo restando che su quest’ultima ipotesi, già attuata nel 2008, nutriamo dei dubbi: è un’operazione che allora non funzionò, perché ai lavoratori fu promesso un ritorno nell’azienda principale ma, quando si aprì qualche spiraglio, furono assunti interinali, che poi hanno continuato a lavorare in Pilkington anche per quattro anni. Quindi, è un’azione che andrà valutata attentamente per evitare di ripetere gli errori del passato”.