Assemblea regionale dei piccoli a Fresagrandinaria con tanti interrogativi. Innanzitutto che fine fanno le proteste dei sindaci, “quando si risolve qualcosa?”, come nell’intervento di Ernano Marcovecchio, sindaco di Tufillo.
Per l’occasione sono arrivati nell’aula consiliare fresana Arturo Scopino (coordinatore regionale Piccoli Comuni), Daniele Formiconi (responsabile area nazionale ANCI Piccoli Comuni), Massimo Castelli (coordinatore nazionale ANCI Piccoli Comuni e Sindaco di Cerignale, PC); a fare gli onori di casa il sindaco Giovanni Di Stefano e il presidente Anci Abruzzo, il vastese Luciano Lapenna.
Al centro del dibattito il progetto “Controesodo”, una serie di misure per arrestare lo spopolamento e invertire la tendenza. Un progetto ambizioso, ancor di più ascoltando gli interventi dei sindaci (pochi i presenti). Appaiono interminabili i punti sui quali intervenire, soprattutto in relazione ai centri più grandi, “Non possiamo avere gli stessi adempimenti delle città – ha aperto Di Stefano – perché non ci riusciamo. Siamo stati relegati a fare da assistenti sociali. Non abbiamo voce in capitolo, ma siamo i primi ai quali tutti si rivolgono per qualsiasi problema. Il mio Comune, Fresagrandinaria, raccoglie 185mila euro di Imu, allo Stato ne vanno oltre 120mila”.
Le varie afflizioni dei piccoli comuni sono solo di natura economica. Su tutto aleggia lo spettro dell’immane burocrazia alla quale assolvere. “Hanno provato a toglierci le risorse e non ci sono riusciti – ha detto Carlo Moro, sindaco di Lentella – Ci stanno riprovando con la burocrazia e ci stanno riuscendo. Pensate che il mio Comune, di 700 abitanti, deve stampare come una città il Dup (Documento Unico di Programmazione): 700 pagine, ma chi le legge? Abbiamo triplicato le spese per la carta. Senza contare il fatto che parliamo di programmazione triennale per piccoli Comuni che non hanno le risorse per programmare niente. Voglio infine citare l’emergenza neve, quella del 2012: ci dissero che tutte le spese sarebbero state rimborsate. Abbiamo speso oltre 30mila euro e non abbiamo visto un centesimo da allora. Il legislatore deve avere il coraggio di dirci ‘Lentella non esiste più'”.
La voce dei sindaci ha chiamato in causa anche l’Anci. Il primo a farlo è stato Saverio Di Giacomo, primo cittadino di Monteodorisio: “L’Anci ha la forza di contrastare il governo o non vuole? L’Anci non può stare al governo, deve fare il sindacato dei piccoli comuni. Ho fatto il sindaco nella Prima Repubblica, sono tornato a farlo 10 anni dopo e mai avrei immaginato che le cose fossero precipitate in così breve tempo. Non ho potere su nulla: sono responsabile se crolla la scuola, ma non ho i soldi per sistemarla”.
“L’associazionismo – ha risposto Lapenna – diventa forte se ci crediamo tutti. Quanti sindaci preferiscono parlare direttamente col presidente regionale o con il partito di riferimento per sistemare i propri problemi a scapito degli altri?”.
Nel suo intervento a chiusura dell’incontro, il presidente Castelli ha parlato di “lobby positiva” invitando i colleghi sindaci a “trasformare il nostro lamento in proposta” e a presenziare alle assemblee per far vedere la propria forza a chi siede in Parlamento.
Di carne al fuoco ce n’è fin troppa, il progetto “Controesodo” potrebbe partire da alcune criticità comuni (assenza di una fiscalità di vantaggio, snellimento burocrazia ecc.), ma insoluta agli occhi dei tanti San Tommaso presenti ieri resta una domanda: “L’Anci ha la forza di influenzare le scelte del legislatore che sembrano andare sempre e solo in direzione delle città metropolitane?”.