Iniziarono a riunirsi nella seconda metà del ‘500 i primi confratelli, antenati degli odierni componenti dell’Arciconfraternita Morte e Orazione di Lanciano quando, con il favore delle tenebre, perlustravano le strade della città per dare una degna sepoltura a quanti morivano a causa della peste. Così, con il volto coperto da un bavaglio, indossando una tunica nera legata in vita da un cordone di crine, caricavano in spalla i cadaveri e li trasportavano nella chiesa più vicina per la celebrazione di una santa messa in loro suffragio.
Una volta terminata l’emergenza, decisero di proseguire la loro opera di carità dando vita ad un sodalizio stabile, una Compagnia detta della “Buona Morte” e, in seguito, chiedendo di poter essere aggregati all’Arciconfraternita della Morte e Orazione di Roma. E così il 25 maggio 1608, l’aggregazione tra la compagnia di Lanciano e quella romana divenne ufficiale. E più di 100 anni dopo, a seguito dell’avvicinamento dei confratelli al culto di San Filippo Neri, nel 1777 la congrega ricevette un diploma, munito di regio assenso, col quale si allegava la dizione “sotto la protezione di San Filippo Neri”.
E di anno in anno, mutamento dopo mutamento, quella Compagnia della Buona Morte assunse sempre più i contorni della confraternita che conosciamo noi oggi, oltre 400 anni dopo. Ma è in tempi moderni, attorno agli anni ’70 che ci fu la vera svolta che portò il pio sodalizio a diventare, nella sostanza, la gelosa custode dei riti della settimana santa frentana che da sempre affascinano non solo i credenti. E’ in quel periodo, infatti, che sotto la guida di figure carismatiche e che seppero dare un nuovo corso all’Arciconfraternita, sapendo creare un nutrito gruppo di giovani invogliati a mettere in gioco se stessi, che si posero le basi effettive di ciò che è il sodalizio oggi.
Negli anni ’80, oltre ad importanti rinnovamenti strutturali, venne ripristinata l’antica fiaccolata dei confratelli incappucciati la sera del Giovedì Santo, nacque il concorso delle Letterine a Gesù Bambino per gli alunni delle scuole elementari, ci fu la nascita della Corale San Filippo Neri con l’intento di riscoprire le musiche di Masciangelo, Bellini e Ravazzoni, e l’istituzione del settore delle Opere Sociali che riportò l’Arciconfraternita ai suoi princìpi originari: la solidarietà e la carità verso il prossimo.
Dall’inizio di questo nuovo corso, sono stati molti i priorati che si sono susseguiti e che hanno contribuito a far sì che l’Arciconfraternita potesse vedere l’alba di questo millennio, e che si sono prodigati affinché una delle istituzioni più antiche di Lanciano potesse, ancora oggi, essere un punto di riferimento storico-culturale, un solido baluardo di fede, nello stesso tempo popolare ed intimistica, e luogo sempre vivo di mistero e memoria.
La fiaccolata del Giovedì Santo con i confratelli incappucciati e la Solenne Processione del Venerdì Santo con l’effigie del Cristo Morto, le audizioni di musiche sacre, la rappresentazione artistica del Santo Sepolcro nella chiesa di Santa Chiara, “casa” dell’Arciconfraternita dal 1953 e l’incedere lento ma sicuro del Cireneo scalzo sono ormai i simboli della settimana santa lancianese e senza di essi, ormai, non sarebbe più la stessa Pasqua.
E se ancora oggi, l’Arciconfraternita Morte e Orazione sotto la protezione di San Filippo Neri è per molti la casa dei ricordi e un’oasi per il cuore è senz’altro grazie a chi, in questi 400 anni, non ha mai smesso di credere nella forza di un legame che solo chi veste quell’abito può conoscere.