“Il Salvatori 2017” è una raccolta di 16mila canzoni della musica internazionale raccontate e analizzate da Dario Salvatori. Ieri, il giornalista e critico musicale, è stato l’ospite del primo appuntamento dell’edizione 2017 dei Giovedì Rossettiani che, per il nono anno, vede impegnato il Centro Europeo di Studi Rossettiani nella promozione di appuntamenti dedicati alla cultura. Quest’anno la scelta dell’equipe guidata dal direttore Gianni Oliva [GUARDA L’INTERVISTA] è andata sul rapporto tra musica e letteratura. L’apertura è stata affidata a Salvatori, che ha dialogato con Oliva e con Umberto Bultrighini, musicologo e docente dell’università D’Annunzio, partendo dalle “sue” 16mila canzoni per poi attraversare la storia della musica e ciò che rappresenta per le differenti generazioni.
Nell’incontro alla Pinacoteca di Palazzo d’Avalos non è mancato un passaggio sul mond dei talent. “Ne penso tutto il male possibile – ha detto senza mezzi termini Salvatori -. Oggi passa l’idea che musica e tv siano la stessa cosa ma non è così. Gli autori televisivi si interessano solo agli ascolti, il resto non conta. E poi, vedendo questi ragazzi, capisco come abbiano perso l’abitudine a cantare in un post che non sia la tv. Quando magari c’è del talento e possono uscire fuori si trovano nella condizione di avere un ingaggio ma non un repertorio perchè fino a quel momento hanno cantato solo cover”.
Dopo aver parlato del suo lavoro editoriale, che raccoglie e analizza 16mila canzoni di tutte le epoche e ogni anno si arricchisce di ulteriori mille brani [GUARDA L’INTERVISTA], Salvatori si è soffermato anche sul rapporto tra canzone e poesia. “La canzone è un genere a parte, ha schemi differenti rispetto alla poesia. La canzone ha una sua magia, una sua malìa che la poesia non frequenta. La canzone è un concentrato di emotività in tre minuti”.
Giovedì prossimo, 6 aprile, i Giovedì Rossettiani ospiteranno al Teatro Rossetti Mario Lavezzi, uno dei più grandi autori della musica italiana.