Ore 16 – L’udienza è terminata. Il 24 marzo le repliche dei pm e poi la sentenza. Fabio Di Lello ha reso in aula dichiarazioni spontanee: “Ha dichiarato che non era in grado di percepire il valore della sua azione, che soffriva tanto, andava ogni giorno a piangere sulla tomba della moglie e non vedeva l’ora di togliersi la vita per raggiungere la sua amata Roberta”, dice l’avvocato Giovanni Cerella. “E’ stata – aggiunge l’avvocato Pierpaolo Andreoni – un’udienza molto tecnica, molto intensa, con momenti estremamente passionali”.
Ore 14.10 – L’udienza ricomincia dalle arringhe degli avvocati Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni, difensori di Fabio Di Lello.
Ore 13.09 – “Abbiamo chiesto l’ergastolo”, dice Giampiero Di Florio uscendo dall’aula, dove la Corte ha disposto una pausa fino alle 14.
“Abbiamo ricostruito il fatto e poi riteniamo che non possano trovare ingresso eventuali profili relativi alla capacità dell’imputato. Riteniamo sussistenti – dichiara il procuratore di Vasto – le aggravanti della premeditazione e della minorata difesa. Abbiamo ripercorso il fatto, aiutandoci con slide e filmati”. Il pm ha anche escluso categoricamente l’ipotesi, riportata a febbraio da alcuni organi di stampa, che qualcuno possa aver telefonato a Di Lello per avvisarlo: “Non esiste nulla. Chi l’ha scritto ha sbagliato”.
Ore 12.17 – Al termine della requisitoria, durata oltre due ore, i pm Di Florio e De Lucia hanno chiesto l’ergastolo per l’imputato.
L’udienza – E’ il giorno in cui accusa e difesa si confrontano attraverso la requistoria del pubblico ministero e le arringhe degli avvocati. A porte chiuse la terza udienza del processo sull’omicidio di Vasto dopo che la difesa ha chiesto, il primo marzo scorso, il rito abbreviato. In quella stessa udienza, la Corte d’Assise di Lanciano, presieduta da Marina Valente, ha respinto, invece, la richiesta di perizia psichiatrica presentata da Giovanni Cerella e Pierpaolo Andreoni, gli avvocati di Fabio Di Lello, imputato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Il primo febbraio, davanti a un bar di viale Perth, il tratto meridionale della circonvallazione Istoniense, l’ex calciatore ha ucciso con tre colpi di pistola Italo D’Elisa, il ventunenne che, sette mesi prima, aveva causato la morte della moglie di Di Lello, Roberta Smargiassi, 34 anni, nell’incidente avvenuto all’incrocio tra corso Mazzini e via Giulio Cesare tra la Fiat Punto di Italo e lo scooter di Roberta.
Oggi è prevista la discussione: dinanzi alla Corte (composta, oltre che dalla presidente Valente, dal giudice a latere Andrea Beli e dai 6 giudici popolari) prima la requisitoria del procuratore di Vasto, Giampiero Di Florio, e della pm Gabriella De Lucia, poi le arringhe della difesa e degli avvocati di parte civile, Pompeo Del Re e Gianrico Ranaldi, che rappresentano i familiari di Italo D’Elisa.