In un inglese un po’ maccheronico ma senza esitazioni, ci racconta della perdita della famiglia, della fuga dalla sua terra, della paura, delle corse di notte per trovare la libertà e finalmente un po’ di tranquillità. Non sembra la storia di un 21enne quella di Shaibu Issah, giovane proveniente dal Mali che, senza nulla da perdere ed un po’ di incoscienza, la scorsa estate è salito su un barcone diretto in Italia e oggi vive nel Cas (centro di accoglienza straordinaria) a Villa Elce, a Lanciano, insieme ed altri 21 richiedenti asilo.
Non parla una parola di italiano, ma solo forse è solo timidezza e nel suo inglese ci parla di come sia stato costretto a lasciare il suo Paese in cerca di un futuro migliore. “Ho perso i genitori da piccolo e mio nonno voleva a tutti i costi spedirmi tra i combattenti. – racconta a Zonalocale – A 16 anni mi hanno messo una pistola in mano e ma io non volevo e mi chiedevo ‘perché dovrei uccidere delle persone?’ e per questo, non solo da mio nonno, le ho prese di santa ragione”. E ci fa vedere i segni ben visibili che porta ancora sulla pelle, sulla schiena, testimoni imperituri del suo no alla guerra.
“Sono stato costretto a fuggire in Libia, a piedi – ci dice mostrando un certo coraggio nonostante nomini spesso la parola ‘paura’ – in una lunga corsa durata tre giorni, anzi tre notti, per non farci vedere e dare meno nell’occhio”. Una volta in Libia però, Shaibu si trova di fronte ad una situazione non molto diversa da quella del Mali: guerra, terrorismo e tanta paura di morire.
E così sale su un barcone, senza sapere bene quale sia la destinazione, ma con la certezza che “qualunque posto sarebbe stato meglio di casa”. E anche se sa che tanti suoi coetanei, su quelle barche, hanno perso la vita, a lui non importa perché “tornare indietro non era possibile, già solo provare a salvarmi era una cosa in più per me”.
Da nove mesi, grazie alla cooperativa Matrix che gestisce il Cas ed a Domenico “oggi la mia famiglia”, come dice Shaibu, vive a Lanciano nel centro di Villa Elce. Con tutte le criticità e difficoltà del caso, oggi si sente libero, tranquillo e con la speranza di un vita migliore. Da alcuni mesi ha iniziato anche a giocare a pallone nella squadra del Borgo Rosso, di Sant’Eusanio del Sangro. E anche se non sa ancora se e quali documenti riceverà, e se e quando troverà un lavoro, vorrebbe rimanere qui perché “Villa Elce is my village and Lanciano is my capital”, ci dice Shaibu che nella nostra città ha incontrato nuovi amici ed una nuova speranza che hanno ridato una luce diversa ai suoi occhi da 21enne. Un 21enne che nella sua adolescenza ha vissuto la paura non di un’interrogazione o di un compito in classe, ma di essere costretto ad impugnare una pistola ed a sparare ai suoi “fratelli” o, peggio, di morire per la sola colpa di non voler scendere in strada a combattere e di essere nato nella parte sbagliata del mondo. Una storia che oggi lo porta a dire che i suoi unici veri amici sono Dio, la sua mente ed i suoi sogni perché “anche quando piango, sono gli unici che non mi tradiscono”, dice.
Oggi, con la buona volontà che dimostra di avere, il sorriso che non lo abbandona nonostante tutto e le good people che ha incontrato sulla sua strada, si augura di poter guardare al futuro senza la paura che lo ha accompagnato fino a qualche mese fa. Per una vita che possa regalargli finalmente qualche gioia e persone da amare e che lo amino così da non poter più dire “tu ce l’hai una famiglia? Io no, sono solo”.