Andrea Maggio e Carolina Bologna sono due giovani vastesi che, terminate le scuole superiori, hanno deciso di intraprendere un particolare percorso di studi e di vita. Ad un anno di distanza l’uno dall’altra sono volati negli Stati Uniti per frequentare l’università e giocare a pallavolo. Proprio lo sport, che nei palazzetti e sulla sabbia li vede protagonisti sin da quando sono piccoli, è stato decisivo nel far scegliere loro di intraprendere questo particolare percorso. Ci siamo fatti raccontare come vivono, nelle rispettive realtà statunitensi, questa loro esperienza.
In quale città ti trovi?
Andrea – Sono a Marshall, a un’ora da Kansas City nello stato del Missouri. Vivo qui da ormai quasi due anni, e frequento il Missouri Valley College dove studio Physical Education (più o meno il corso di laurea in Scienze motorie in Italia, ma con qualche differenza).
Carolina– Io mi trovo in una piccola città chiamata Montgomery, in West Virginia e studio Business and Management alla West Virginia University of Technology (WVU Tech).
Quanto durerà questa esperienza?
A – Mi auguro che possa durare per tutta la vita, perchè la realtà che ho trovato qui è più predisposta ad un futuro, almeno per quelle che sono le mie aspettative.
C – Negli States, a differenza dell’Italia, l’università dura quattro anni anzichè cinque e questo è anche uno dei motivi per cui ho deciso di iniziare il mio percorso qui, perché in questo modo finendo un anno in anticipo, ho un anno per introdurmi nel mondo del lavoro.
Perchè hai scelto questa esperienza?
A – Ho scelto questa esperienza perché sinceramente ero stufo dell’Italia, non ero felice con quello che stavo facendo, e meno male che non me ne sono accorto troppo tardi. Non sapevo cosa avrei trovato qui in America ma sono una persona a cui piace cambiare e provare nuove esperienze, e oggi, dopo quasi due anni, non mi pento assolutamente di aver fatto questa scelta.
C – Uno dei principali motivi per cui ho deciso di venire qui è la chance di poter conciliare scuola e pallavolo senza problemi. Purtroppo in Italia, una volta arrivati all’università molti ragazzi lasciano lo sport per mancanza di tempo e si dedicano solo allo studio. Io personalmente, avevo il grande desiderio di giocare e fare sport anche all’università, così un giorno dal niente, mia madre si avvicina e mi chiede la cosa che ogni figlio vorrebbe sentire “Vuoi andare a studiare in America?”.
Quanto ha inciso il poter giocare a pallavolo la scelta di questa esperienza?
A – Tanto, per il fatto che sapevo con certezza che avrei continuato a giocare, questo sport fa parte di me e non riesco a starci lontano, non credo che avrei lasciato l’Italia solo per venire a studiare negli USA, anche se il sistema scolastico qui lo trovo meglio organizzato e lo preferisco a quello italiano.
C – Il fatto che giocassi a pallavolo è stato il mio pass per ottenere una borsa di studio sportiva completa, significa che giocando a pallavolo, l’università mi offre una borsa di studio con cui mi pago gli studi qui.
Come si chiama la tua squadra? Che tipo di campionato disputa?
A – Qui le squadre hanno il nome dell’università di cui fanno parte, di conseguenza la mia squadra si chiama Missouri Valley Volleyball, o MoVal che sta per Missouri Valley. La NAIA (National Association of Intercollegiate Athletics) è la lega nazionale in cui milito, e la conference invece, Heart of America Athletic Conference è il campionato che include tutte le squadre che sfidiamo.
C – Le squadre sono organizzate diversamente rispetto all’Italia. Mentre in Italia ci sono i Club privati, qui le squadre prendono il nome dalle rispettive scuole, quindi la mia si chiama WVU Tech. Noi siamo un campionato NAIA DIVISION II. Qui i campionati sono tre: Division I, II, III, e si differenziano in NAIA e NCAA.
Come è stato inserirti in questa nuova realtà?
A – Con la scuola più facile di quanto mi potessi aspettare, qui le persone ti fanno sentire subito a casa e ti aiutano se hai difficoltà, forse è la prima volta che non mi pesa andare a lezione in tutta la mia vita. Con la squadra uguale anche se ovviamente lo stile di gioco e gli allenamenti sono differenti, mi sono dovuto adattare.
C – La squadra è stata ospitale con me sin dall’inizio, da quando ero ancora in Italia, mi scrivevano per sapere di me e mi rendevano partecipe dei loro racconti, ma in fondo io sono una tipa abbastanza amichevole, non ho troppi problemi nell’inserimento!
Ci sono differenze negli allenamenti – modo di gestire la squadra rispetto all’Italia?
A – Come ho detto prima si ci sono, com’è ovvio che ci siano, a livello fisico sono più difficili ed il fatto che ci si allena ogni giorno e quando non ci si allena si gioca rende il tutto più arduo e stancante.
C– Gli allenamenti sono completamente diversi, infatti all’inizio io e le altre due ragazze europee lì con me (una italiana e una greca) non ci siamo trovate proprio bene, poi ci siamo abituate. Penso che il motivo principale sia che mentre in Italia ci sono solo i club dove si impara a giocare e si continua nei club, in America, invece, si impara a giocare nella High School (corrisponde alla scuola media italiana) e si passa all’University, (come l’università in Italia). Quindi, nelle Univeristy non si focalizzano sulle basi, ma prendono atleti che sono già preparati, si focalizzano perciò, sugli allenamenti di squadra.
Come vanno i tuoi studi?
A – I miei studi vanno bene, sono contento per ciò che sto compiendo qui, ho una buona media scolastica e ho avuto alcuni riconoscimenti a livello scolastico di cui sono molto contento. Qui ti viene voglia di fare bene, i professori ti stimolano a fare bene e sono sempre disponibili ad aiutarti, è una bella realtà!
C – I miei studi vanno molto bene ho la media alta e sto cercando di tenerla alta in modo tale da poter richiedere una borsa di studio accademica e pesare meno economicamente sulle spalle dei miei genitori.
A livello sportivo qual è stata la soddisfazione maggiore che hai avuto fino a questo momento?
A – La mia soddisfazione personale a livello sportivo fino ad ora è stata quella di ricevere tre volte miglior giocatore settimanale come miglior palleggiatore della mia conference (campionato), spero arrivi qualcosa di più importante.
C – A livello sportivo la migliore soddisfazione è stata arrivare al Tournament durante il mio primo anno qui, che corrisponde un po’ alle finali nazionali in Italia.
E il traguardo che vorresti raggiungere?
A – Sicuramente andare a fare le finali nazionali con la mia squadra e magari arrivare tra le prime quattro, questo è un obiettivo di squadra che ci siamo prefissati e poi qui ad ogni fine campionato ci sono dei premi individuali basati sulle proprie statistiche di gioco che si possono ottenere. Non vorrei portarmi sfortuna dicendo questo ma sicuramente mi farebbe piacere riceverne, è sicuramente tra i miei goals (obiettivi) prefissati a inizio stagione, vedremo cosa succederà.
C – Il mio prossimo traguardo per ora è ottenere il riconoscimento FIRST TEAM per migliori risultati durante tutte le partite di campionato per la prossima stagione.
Cosa ti sta dando questa esperienza rispetto a quello che sarebbe stato un “tradizionale” percorso universitario in Italia?
A – Questa esperienza mi sta dando un futuro, sono sicuro di questo, mi ha aperto la mente a sognare, qui puoi farlo, quello che sogni puoi farlo diventare realtà, è vero che è la terra delle opportunità e sono sempre più convinto di questo. Mi sta dando forza e mi sta aiutando a crescere e a cavarmela davvero da solo, nella vita devi imparare a cavartela da solo.
C – Io ringrazio i miei genitori che mi hanno spinto in questa esperienza, perché sapevano cosa mi sarebbe spettato in Italia. L’America è molto pratica direi, offre molte occasioni in più dell’Italia sia a livello lavorativo sia a livello di studio. Non solo c’è la possibilità di studio anche per chi non se lo può permettere economicamente (offrendo borse di studio), ma organizza possibilità di lavoro attinenti alla laurea che si studia da affiancare allo studio stesso, così permettendo di creare un curriculum già durante gli anni universitari, cosa che in Italia è piuùdifficile da trovare.
La consiglieresti ad altri?
A – Si, la consiglierei, ma devi essere una persona forte e con grande aspirazioni, non è per tutti.
C – Io la consiglierei a tutti coloro che hanno una mente aperta tanto da poter affrontare cambianti e distanze da casa.
Com’è vivere negli Stati Uniti?
A – Vivere negli Stati Uniti è divertente, è diverso da come vivere in Italia, qui hanno diversi orari per tutto e diverse abitudini di vita. Credo che un po’ tutti sappiano o comunque immaginano cosa significhi vivere gli States da studente universitario.
C – È bello vivere qui, soprattutto perché a me piace visitare e conoscere nuovi posti! D’altronde è un po’ il sogno di ogni adolescente andare negli USA. Specialmente per me è stato un sogno realizzato, prima guardavo High School Musical, con le scuole con gli armadietti e gli alunni che cambiano classe ogni ora, e adesso sono qui!
Vi sentite tra di voi per scambiarvi opinioni su questa esperienza?
A – Sì, riusciamo a sentirci ogni tanto, siamo un sacco impegnati entrambi ma riusciamo a trovare il tempo per sentirci e aggiornarci su come sta andando, viviamo lo stesso stile di vita quindi è facile darci consigli a vicenda.
C – Lui è partito un anno prima di me e io, che già ero commissionata per l’università, chiedevo già tantissime cose riguardanti anche lo stile di vita lì, la scuola, le persone, insomma tutte domande necessarie per chi non è mai stato negli USA! Adesso che sono qui, ci chiamiamo spesso per raccontarci cosa succede, come va la scuola e magari anche per sentirci un po’ a casa!
Vi è capitato di incontrarvi lì?
A – Ci siamo incontrati per il Thanksgiving (giorno del ringraziamento) a Chicago, le nostre universitàsono un po distanti e gli impegni sono tanti, quindi sarebbe difficile incontrarsi durante il semestre scolastico.
C – Durante il Thanksgiving abbiamo avuto la fortuna di incontrarci una settimana a Chicago, anche se abbiamo trovato la settimana più fredda di tutto l’inverno!
Cosa vi manca di più dell’Italia?
A – Vorrei dire il cibo prima di tutto :P, ma la famiglia e gli amici sono quelli che mancano tanto, mio nipote è quello che mi manca più di tutti e il fatto di non vederli tutti i giorni non è sicuramente facile. Subito dopo c’è il cibo, qui non sanno cosa vuol dire cucinare.
C – La cosa che mi manca di più è decisamente la mia famiglia. Sono sempre stata una ragazza indipendente ma ogni tanto mi manca la sera tornare a casa dopo allenamento e trovare la cena con mamma e papà a tavola! Da dire che mi manca anche il CIBO, come tutti sanno l’America è fatta solo di fast food e diciamo ogni giorno sogno di trovare un bel piatto di lasagne con il sugo di nonna!
Cosa invece non ti manca?
A – Non c’è qualcosa che non mi manca, non mi manca la mia “vecchia” vita, ecco cosa non mi manca.
C – Non mi mancano invece le giornate passate sui libri a studiare ore e ore e ore, oppure stare sempre nella stessa scuola, nella stessa aula, con gli stessi professori, per cinque lunghi anni!
Perchè secondo te in Italia scuola e sport non riescono ad andare di pari passo come negli States?
A – Penso che l’Italia sia sbagliata sotto questo aspetto come credo sia sbagliata sotto molti altri aspetti. Il fatto che qui lo sport e lo studio sono parte della stessa scuola è molto stimolante ed ecco cosa lo fa funzionare alla grande. In Italia èdavvero difficile studiare e giocare allo stesso momento, se lo si fa ci vogliono davvero tanti tanti sacrifici. Ovviamente i sacrifici si fanno anche qui, ma qui sport e scuola viaggiano insieme, qui hai la giornata programmata per riuscire a fare entrambe le cose e farle entrambe bene, cosa che in Italia non ancora capiscono. Non capiscono quanto sia importante lo sport per una persona e non so se mai lo capiranno. La cosa che mi piace di qui è che se hai una determinata media scolastica prefissata sei eleggibile per giocare e quindi, di conseguenza, se vuoi fare quello che ti piace, ossia giocare, devi prima fare il tuo dovere da studente e studiare.
C – Penso sia un po’ questione di mentalità, un po’ di organizzazione. Gli States sono la patria dell’NBA, come in NBA tutto nasce dalle high school che costruiscono giocatori e li portano in alto, poi continua con le University fino alla commissione all’NBA or National Teams. In altre parole, in America scuola e sport sono una cosa! Mentre in Italia, per fare sport bisogna andare nei club privati, che sono completamente separati dalla scuola ed è questo che rende difficile il tutto. Proprio per questo motivo credo che l’Italia non potrà mai essere a pari passo con gli USA.