Era il 1999. Era l’anno in cui fu lanciato l’allarme valanghe dal Monte Siella, da cui un mese fa si è staccata la devastante slavina che ha travolto l’Hotel Rigopiano e ucciso 29 persone. A mettere nero su bianco l’esistenza del rischio fu il Soccorso Alpino in una relazione inviata al Comune di Farindola.
Lo rivela su La Repubblica di oggi un’inchiesta di Marco Mensurati e Fabio Tonacci. Domani sarà trascorso un mese esatto dal momento in cui, qualche minuto prima delle 17 del 18 gennaio, 120mila tonnellate di neve, pari al peso di 4mila tir a pieno carico, sono precipitate dal Monte Siella e hanno distrutto l’albergo. Delle 40 persone presenti in quel momento, 29 sono morte. Undici sono stati tratti in salvo dai soccorritori, che hanno lavorato in condizioni estreme, rischiando la loro vita pur di salvare le vite altrui.
Le indagini proseguono. Nei giorni scorsi il secondo sopralluogo dei Ris, che devono ricostruire la dinamica dell’immensa frana. I militari specializzati nelle investigazioni scientifiche usano il laser. Sotto le macerie hanno trovato anche telefoni cellulari appartenenti a persone diverse dalle vittime.
I documenti – L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Pescara, Cristina Tedeschini, si dipana su due versanti. Il primo è quello cartaceo: i carabinieri forestali stanno esaminando i documenti relativi al rischio valanghe, al bollettino Meteomont ignorato e al Piano neve. All’esame anche i permessi a costruire rilasciati dal Comune di Farindola nel 1967 e quelli successivi del 2007, quando furono autorizzate la ristrutturazione e l’ampliamento. La prima domanda cui vogliono rispondere i magistrati è questa: si sarebbe potuto costruire l’albergo proprio in quel punto, alla confluenza di due pendii e, quindi, ai piedi del canalone in cui è precipitata la massa di neve, fango, pietre e alberi?
I soccorsi – Sul secondo filone sta facendo luce la squadra mobile della Questura di Pescara, che deve chiarire quanto il ritardo di un paio d’ore nell’attivazione della macchina dei soccorsi possa aver influito sul destino di quelle persone che non sono morte sul colpo, ma per assideramento: sarebbero almeno tre.
Soccorsi, ma anche prevezione. Qui entrano in gioco gli enti pubblici: Comune, Provincia, Regione e Prefettura. Gli inquirenti vogliono capire se esistano responsabilità in merito alla pulizia della strada provinciale 81, che era colma di neve e, quindi, impercorribile per coloro che avessero voluto lasciare il resort nelle ore precedenti la valanga. Vogliono anche capire se, vista la nevicata di straordinarie proporzioni, la struttura avrebbe dovuto essere evacuata e la strada chiusa nei giorni precedenti per motivi di sicurezza. Dalle risposte a questi interrogativi, gli investigatori capiranno se ci sono colpe in questa tragedia.