“Una città avulsa dal contesto territoriale che la circonda, che non è chiaro per quale motivo dovrebbe riconoscerne il ruolo di capoluogo, fatte salve le ragioni storiche. Una visione strategica inesistente, piena di luoghi comuni e frasi fatte, che nemmeno un esecutivo al primo mandato avrebbe proposto. Assenza totale di qualsiasi misura sulla cultura del rischio, quasi che quanto accaduto un mese fa non possa più ripetersi”. Il capogruppo di Libertà in Azione in consiglio comunale a Lanciano, Tonia Paolucci, boccia senza appello le linee programmatiche e di mandato, illustrate nell’ultima seduta dell’assise civica dal sindaco Mario Pupillo e dai suoi assessori (QUI l’articolo).
“Non ho chiesto la parola e non ho commentato il documento in aula – spiega la Paolucci – per un semplice motivo: non avrei saputo cosa dire. Quanto enunciato dall’attuale maggioranza, infatti, rappresenta il nulla assoluto e sul nulla non si può discutere“.
Per Tonia Paolucci il sindaco Pupillo continua ad avere una visione della città vecchia di almeno 20 anni. “Ci siamo stancati di sentire slogan – continua – come città di vetro, città che accoglie, città che non abbandona gli ultimi. Vorrei vedere quale amministratore non condivide questi principi, che dovrebbero essere scontati, senza necessità di enunciarli in un documento ufficiale che rimarrà negli annali del Comune”.
Per il capogruppo di Libertà in Azione la giunta Pupillo ha perso un’occasione importante per introdurre innovazioni riguardanti la gestione del territorio comunale. “Oggi – prosegue la Paolucci – bisogna parlare di cultura di gestione del rischio, attraverso una pianificazione generale e complessiva, che non può limitarsi a interventi spot. Certo, è un’operazione complessa e costosa, ma bisogna avere il coraggio di fare scelte per rispondere alla richiesta di aiuto che ci arriva da tante zone di Lanciano, alle prese con un dissesto che non fa certo vivere tranquilli molti nostri concittadini. Il sindaco non mi venisse a raccontare la solita favoletta dei fondi concessi dalla Regione: è dal 2000 che ne sentiamo parlare e finora i risultati raggiunti sono piuttosto scarsi, proprio perché manca una visione d’insieme del problema”.
L’ultimo aspetto riguarda il rapporto con il comprensorio. “Bisogna finirla – conclude il capogruppo – con la convinzione che i centri intorno a Lanciano siano semplici sudditi, che per forza debbano riconoscerci una supremazia. Perché dovrebbero? I servizi sono sempre più ridotti, il nostro tessuto commerciale cittadino è in difficoltà da anni, offriamo sempre meno anche in termini di cultura. Il ruolo di capoluogo di un territorio va conquistato e riconosciuto, non si ottiene per diritto dinastico”.