“Non è ai portavoce che ho dovuto ‘rendere conto’. Ero e sono una cittadina libera di restare coerente con i miei princìpi. Ed è questo che ho cercato di spiegare ai miei concittadini, ai quali mi sono rivolta con una lettera aperta di cui qualcuno, ancora oggi, finge di non tenere conto”. Ludovica Cieri, ex consigliera comunale del Movimento 5 Stelle, replica alle dichiarazioni di Pietro Smargiassi, consigliere regionale M5S, sulle dimissioni dell’ex candidata sindaca di Vasto.
La replica – “Sessanta secondi di film, come – scrive in un articolato comunicato Ludovica Cieri – il momento clou del cult movie ‘Gone in 60 seconds’.
Sono i 60 secondi in cui ascolto il consigliere regionale Smargiassi, ospite di TimeOut, parlare di democrazia interna al M5S di Vasto, del mio ‘scendere della barca’ per frustrazione da opposizione insoddisfacente, di un mio impegno deludente rispetto alle aspettative.
60 secondi di generalizzazioni, a dispetto di un eccezionale dono della sintesi, che bypassano problematiche (r)esistenti per coprire le quali si banalizza la mia sofferta decisione di lasciare la politica insinuando motivazioni che offendono me e l’onestà intellettuale di chi diffonde certe alterazioni della realtà. E questo mi costringe, mio malgrado, a tornare su un argomento checredevo finalmente chiuso e che sembra, invece, andare avanti come un ping-pong di cui sono francamente stanca, come immagino molti altri cittadini.
Chi crede in un Movimento puro e idealista non dovrebbe, penso, adeguarsi a certe e elezioni alle quali si vuole evidentemente arrivare con prudenza. Mi sorprende, pertanto, che queste parole siano state pronunciate proprio dal portavoce del Movimento che ho considerato sempre libero da condizionamenti; dall’amico che avevo messo a conoscenza del mio travaglio interiore; dal politico con cui mi sono apertamente confrontata esprimendo considerazioni critiche in buona parte, mi pare, condivise.
Ha ragione il consigliere Smargiassi quando invita i cittadini a partecipare alle riunioni per rendersi conto di come funziona il tutto: se partecipassero assiduamente ai tavoli di lavoro e alle riunioni degli attivisti, oltre che a quelle pubbliche, comprenderebbero le famose dinamiche interne e potrebbero valutare da sé il grado di democrazia interna, l’interpretazione dell’uno-vale-uno, i minuetti che si attivano al momento opportuno, i condizionamenti su decisioni che dovrebbero essere ispirate solo ai princìpi di chi ha ben chiara la visione della società che vuole costruire.
Ha torto il consigliere Smargiassi, e sa di averlo, quando sminuisce il mio impegno ed attribuisce la mia presa di posizione – implicita nelle mie dimissioni – ad una frustrazione derivante dall’insoddisfazione di stare all’opposizione.
Il mio impegno nel Movimento è sempre stato motivato dallo spirito di servizio – come attivista prima, come candidato sindaco e consigliere di opposizione dopo; un impegno e una dedizione assoluti e costanti, che sono sempre stati sotto gli occhi di tutti: di chi auspicava che fossero di stimolo per coloro che di impegno sembravano averne profuso di meno, di chi criticava la mia ‘strategia di assalto troppo spinta’; di chi mi accusava di pretendere troppo studio e troppo lavoro dagli altri.
Accessi agli atti, interrogazioni, discorsi e scontri interni stanno a dimostrare la convinzione, l’impegno e il lavoro che ho portato avanti tra continue giustificazioni e difese di scelte di principio giudicate scomode o inopportune per il qualcuno di turno. E infatti mi chiedo, e non sono l’unica: dov’è la reazione alle impalpabili risposte dell’amministrazione comunale alle interrogazioni ‘spinose’ della sottoscritta? Dove sono i temi da sempre cari al Movimento, ‘scippati’ puntualmente dalle altre forze di opposizione? Dove sono i princìpi messi dentro al programma elettorale, quelli che hanno ispirato, ad esempio, il Consiglio straordinario dell’11 agosto riguardante i fatti della ex Giunta comunale? Sono battaglie in cui non si crede più? Oppure le ho portate avanti da sola con i pochi convinti, come me, di non poter fare opposizione facendo bene attenzione a non pestare i piedi sbagliati?
Una posizione, la mia, prima condivisa e sostenuta da qualcuno; ora pubblicamente negata. O si mentiva prima o si soffre di amnesia adesso, se è vero – come è vero – che mi sono sentita chiedere da alcuni di utilizzare il simbolo del M5S per formare un altro gruppo, ‘per cambiare quello esistente dal di dentro’.
Ora serve etichettarmi come l’irresponsabile che si è disimpegnata perché le sue ambizioni personali sarebbero andate frustrate. Ma non è sminuendo la consigliera dimissionaria che si accresce la statura degli altri.
Con tutto il rispetto, non permetto a chi conosce me e i fatti di sminuire il senso del mio impegno per salvare una facciata dipinta con i colori della trasparenzaper distrarre da altro.
Accolgo tutte le critiche e le considerazioni sul mio operato e sulle mie dimissioni, ma non quelle intellettualmente opache, quelle che intendono declassare un mio profondo malessere a ‘insoddisfazione da opposizione’, quelle che sono volte a screditare la mia integrità e la mia serietà.
Io posso dire in coscienza di essere stata corretta, sempre: quando ho smesso di credere in un gruppo ho rifiutato di spaccarlo in due preferendo andare via, senza cambiare casacca, senza inventare scuse, senza rifuggire dalle mie responsabilità e senza infierire su coloro che, comunque, portano avanti un loro lavoro.
Non è ai portavoce che ho dovuto ‘rendere conto’. Ero e sono una cittadina libera di restare coerente con i miei princìpi. Ed è questo che ho cercato di spiegare ai miei concittadini, ai quali mi sono rivolta con una lettera aperta di cui qualcuno, ancora oggi, finge di non tenere conto.
A tutte le persone che mi hanno ‘scelta’ il 5 giugno, io ho rivolto le mie scuse con tutta la sincerità di cui sono capace e l’umiltà di cui non credo didifettare. E questa è la risposta più corretta che potessi dare loro, perché non c’è rispetto più grande che dire la verità.