In Procura. In giornata i legali delle due parti sono arrivati in Procura per il conferimento degli incarichi dell’autopsia.
In Tribunale hanno parlato gli avvocati di Fabio Di Lello, Pierpaolo Andreoni e Giovanni Cerella. Nel pomeriggio abbiamo raccolto anche un messaggio rivolto alla città di Nicolino Smargiassi, papà di Roberta [GUARDA].
Fuori dal Tribunale abbiamo raccolto le parole di Angelo D’Elisa, papà di Italo, e dell’avvocato Pompeo Del Re [GUARDA].
L’autopsia. Il medico legale della Asl Lanciano-Vasto-Chieti, Pietro Falco, ha ricevuto oggi, alle 15, l’incarico dal pm titolare dell’inchiesta, Gabriella De Lucia. L’esame autoptico sul corpo senza vita di Italo D’Elisa, il 21enne ucciso a colpi di pistola da Fabio Di Lello, 35 anni, marito di Roberta Smargiassi, la 34enne morta il primo luglio scorso in un incidente stradale tra lo scooter Yamaha Hs650 e la Fiat Punto guidata proprio da D’Elisa, si terrà a Chieti, alla presenza dei consulenti di parte Cristian D’Ovidio (per Di Lello) e Concetta Scioli (per D’Elisa). [LEGGI il resoconto di cronaca]
Dinamica in parte da ricostruire – Per motivi che i carabinieri stanno accertando, attorno alle 16.30 entrambi si trovano in viale Perth, il tratto meridionale della circonvallazione Istoniense. D’Elisa è appena uscito dal bar Drink Water e sta per mettersi in sella alla sua bici, quando viene raggiunto da Di Lello, che probabilmente gli dice qualcosa prima di puntargli una pistola semiautomatica e sparare. Quattro volte, in base al numero di bossoli che i militari troveranno a terra quando arriveranno sul posto. Tre colpi vanno a segno. Il giovane cade a terra.
Di Lello si allontana e raggiunge il cimitero dove, sulla tomba della moglie, poggia l’arma, avvolta da una busta di plastica. Quindi chiama il suo avvocato, Giovanni Cerella, e gli dice dove si trova in quel momento. Infine, va a costituirsi. “E’ stato lui stesso a indicare ai carabinieri il luogo in cui aveva lasciato la pistola”, spiegano Cerella e il suo collega, Pierpaolo Andreoni, che difendono Di Lello. “Il nostro assistito ha fornito alcune informazioni ai carabinieri. Poi, in serata, è stato trasferito dalla caserma della Compagnia di Vasto al carcere di Torre Sinello, in attesa che il giudice per le indagini preliminari fissi la data dell’interrogatorio di garanzia”.
L’incidente – Il primo luglio 2016, nel tragico incidente all’incrocio tra corso Mazzini e via Giulio Cesare, perdeva la vita Roberta Smargiassi. Nell’impatto tra l’auto di D’Elisa e il suo scooter, la 34enne era stata sbalzata contro il semaforo ed era ricaduta a terra. Per i medici, non c’era stato nulla da fare: la giovane era morta poco dopo l’arrivo in ospedale. L’inchiesta scaturita dalla tragedia sarebbe giunta il prossimo 21 febbraio nell’aula delle udienze preliminari del palazzo di giustizia: “Italo D’Elisa sarebbe dovuto comparire nei prossimi giorni davanti al gup. C’era stata notificata la fissazione di udienza preliminare, nel corso della quale si sarebbe dovuto decidere se disporre o meno il rinvio a giudizio”, dichiara Pompeo Del Re, avvocato di D’Elisa: “Ma, a quanto pare – sostiene il legale – Italo è stato seguito, sono stati seguiti i suoi spostamenti e alla fine è stato ucciso. Sono stati esplosi più colpi di proiettile. È chiaro l’intento e la premeditazione da quanto si era verificato l’incidente”.
Due settimane dopo l’incidente, centinaia di persone parteciparono alla fiaccolata in ricordo di Roberta, partita proprio da quell’incrocio dove la donna era stata travolta dall’auto. In prima fila, dietro allo striscione “Giustizia per Roberta”, c’erano il marito, il papà, gli altri familiari, tutti distrutti dal dolore. Il corteo raggiunse prima l’area antistante l’obitorio dell’ospedale San Pio da Pietrelcina, dove morì la donna, poi l’ingresso del Tribunale di Vasto dove, sui cancelli esterni, furono lasciate immagini della giovane donna con l’auspicio di una giustizia veloce.
La morte della 34enne aveva suscitato forte commozione in città. “Giustizia per Roberta” è la frase circolata per 7 mesi su Facebook insieme a numerosi commenti. A dicembre, nel periodo natalizio, aveva scatenato forti reazioni sui social network un botta e risposta a mezzo stampa tra gli avvocati. Il 5 gennaio il presidente dell’Ordine forense di Vasto, Vittorio Melone, era intervenuto con un comunicato stampa per richiamare i legali “a criteri di equilibrio e misura e al rispetto di discrezione e riservatezza”, schierandosi contro la “spettacolarizzazione del processo, ancora più inopportuna nella fase successiva alla chiusura delle indagini, che non aiuta i cittadini a comprendere le dinamiche del fatto”.
“Non mi parlate di Internet – dice il procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale, Giampiero Di Florio – perché sono assolutamente contrario a tutte queste forme di comunicazione. Vedo una gioventù malsana che non parla più e si affida a questi commenti spregiudicati. Sono forme di violenza anche quelle. Sono veramente stufo di queste comunicazioni in rete, dove cova l’odio”.