“Sono veramente stufo di queste comunicazioni in rete, dove cova l’odio”, sbotta il procuratore di Vasto, Giampiero Di Florio, rispondendo alle domande dei giornalisti sul luogo in cui è stato ucciso Italo D’Elisa. Nelle ore precedenti, si è costituito Fabio Di Lello, che ha indicato ai carabinieri anche il luogo dove ha lasciato la pistola: il cimitero di Vasto. Il primo luglio scorso, D’Elisa era al volante dell’auto che, all’incrocio tra corso Mazzini e via Giulio Cesare, si è scontrata con lo scooter di Roberta Smargiassi, la moglie di Di Lello, travolta e sbalzata contro il semaforo dell’attraversamento pedonale, prima di ricadere pesantemente a terra.
La morte di aveva suscitato forte commozione in città, ma anche un acceso dibattito in Rete. Non solo “Giustizia per Roberta”, la frase circolata per 7 mesi su Facebook, ma anche numerosi commenti, spesso sopra le righe. A dicembre, nel periodo natalizio, aveva scatenato forti reazioni sui social network un botta e risposta a mezzo stampa tra gli avvocati. Il 5 gennaio il presidente dell’Ordine forense di Vasto, Vittorio Melone, era intervenuto con un comunicato stampa per richiamare i legali “a criteri di equilibrio e misura e al rispetto di discrezione e riservatezza”, schierandosi contro la “spettacolarizzazione del processo, ancora più inopportuna nella fase successiva alla chiusura delle indagini, che non aiuta i cittadini a comprendere le dinamiche del fatto”.
“Non mi parlate di Internet – dice il procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale, Giampiero Di Florio – perché sono assolutamente contrario a tutte queste forme di comunicazione. Vedo una gioventù malsana che non parla più e si affida a questi commenti spregiudicati. Sono forme di violenza anche quelle. Sono veramente stufo di queste comunicazioni in rete, dove cova l’odio”.