È stata rinviata al 28 febbraio l’udienza preliminare in cui il gup del Tribunale di Vasto, Caterina Salusti, dovrà decidere se devono essere processate 9 persone, tra cui l’ex sindaco, Luciano Lapenna, e 6 assessori. Questa mattina, nell’udienza che è iniziata alle ore 11, è stato deciso il rinvio di un mese per impegni professionali dell’avvocato Cieri, uno dei difensori, e per permettere alla difesa la possibilità di presentare richiesta di riti alternativi.
“Da parte nostra non c’era nessuna volontà dilatoria – dichiara Fabio Giangiacomo, legale dell’ex sindaco Luciano Lapenna -. Non abbiamo paura del processo, siamo convinti della legittimità dell’operato e abbiamo chiesto e ottenuto che, se ci fosse stato rinvio, avrebbe dovuto essere il più breve possibile”.
L’inchiesta – Portata avanti dalla Procura di Vasto, l’inchiesta riguarda l’organizzazione degli spettacoli relativi alla stagione estiva 2013 ed è coordinata dal procuratore capo, Giampiero Di Florio, che ha chiesto il rinvio a giudizio per i pubblici amministratori con l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio aggravato in concorso. Oltre a Lapenna, la richiesta riguarda 6 assessori di allora: Vincenzo Sputore, Nicola Tiberio, Lina Marchesani, Anna Suriani, Mario Olivieri e Luigi Masciulli. Chiesto il rinvio a giudizio anche per il dirigente municipale Michele D’Annunzio e l’imprenditore Ferdinando Miscione, titolare dell’agenzia di spettacoli Muzak cui, nell’estate 2013, la Giunta affidò l’incarico di organizzare l’intero pacchetto degli eventi estivi del Comune, per un importo complessivo di 170mila euro, a fronte di un tetto massimo di 40mila euro previsto dalla legge per gli affidamenti diretti.
“Veniva omessa – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio formulata dal procuratore – la pubblicazione di qualsiasi bando di gara, nonostante l’importo di spesa preventivato (comportante una spesa complessiva di 170mila euro per l’Ente), così come veniva omessa la procedura volta ad individuare almeno 5 candidati per la valutazione di altre proposte progettuali, giustificando tale scelta con l’urgenza di provvedere e sulla base di una riferita convenienza economica rispetto all’anno precedente. In data 1/7/2013 veniva assunta al numero di protocollo 2614 del Comune di Vasto la proposta di eventi presentata dall’agenzia Muzak”. Il giorno stesso “in violazione – afferma il pm – degli obblighi di pubblicità e di congrua valutazione dell’offerta, venivano adottate la delibera e la determina” per “l’organizzazione degli spettacoli estivi”.
L’indagine è scaturita dall’esposto presentato da un altro promotore di eventi, Stefano Comparelli, che ora figura quale parte lesa insieme all’attuale sindaco, Francesco Menna, quest’ultimo in qualità di capo dell’amministrazione comunale.
Gli indagati sono difesi dagli avvocati Antonino Cerella, Antonio Boschetti, Fiorenzo Cieri, Giuseppe Gileno, Arnaldo Tascione, Giampaolo Di Marco, Fabio Giangiacomo, Marisa Berarducci e Filippo Del Moro. Comparelli è assistito dall’avvocato Francesco Carlesi.
Lo scorso 11 agosto si è discusso della vicenda in un Consiglio comunale straordinario richiesto dall’opposizione. Nel corso della seduta, Lapenna (ora consigliere comunale) ha dichiarato: “La Giunta ha dato solo l’atto di indirizzo al dirigente”. Gli indagati si sono sempre mostrati tranquilli e convinti di aver operato legittimamente.
Smargiassi (M5S): “Ombre sulla ex Giunta” – Secondo Pietro Smargiassi, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, si tratta di una “vicenda che, per ora, getta ombre sulla ex giunta e un velo di imbarazzo sicuramente su noi cittadini che da questa classe politica siamo stai rappresentati”.
Secondo il rappresentante dei pentastellati, oggi “non si decide solo se processare o meno un’intera (o quasi) classe politica, che ha governato la città negli ultimi 10 anni. Non si stabilisce solo se la condotta adottata in un particolare evento sia deprecabile, tanto da avere 9 persone (nella stragrande maggioranza funzionari ed amministratori pubblici) che possono essere rinviate a giudizio. Si decide, infatti, se l’applicazione della norma può o meno essere bypassata in virtù di una convenienza economica per l’ente di appartenenza”.