E’ il Sole 24 ORE, a chiusura di ogni anno, ad incaricarsi di analizzare particolari situazioni di vita reale italiane per poi stilarne precise classifiche con cui dar conto di come, in generale, vadano le cose. Una sorta di competizione a cui tutti, senza saperlo e volerlo, partecipiamo con i nostri comportamenti. E’ come se fossimo, per un intero anno, osservati a distanza da un drone che, al termine del suo giro, riconsegna all’analista il video della realtà registrata.
E’ così che, zumando sull’Abruzzo, scopriamo cosa è accaduto, nel 2016.
Gli elementi del paniere da cui ricavarne sintesi, propri di una realtà totalizzante, sono quelli con cui, ogni giorno, si ha a che fare e che assumono il ruolo di indicatori; situazioni di vita comune che producono scontento o soddisfazione, benessere o disagio. Sei i comparti presi in esame: reddito, risparmi e consumi; affari, lavoro, innovazione; ambiente, servizi, welfare; demografia, famiglia, integrazione; giustizia, sicurezza, reati; cultura, tempo libero, partecipazione. Dall’analisi del loro insieme scaturisce il primato della “Qualità della vita”.
Per mera curiosità, riferiamo che il capoluogo di provincia italiano in cui meglio si vive è Aosta, “capitale del buon vivere”, mentre l’ultimo è Vibo Valentia, è lì che “si vive peggio”. Ma ecco cosa accade in Abruzzo.
Potrebbe apparire una sorpresa, la città capoluogo di provincia in cui si vive meglio è L’Aquila: rispetto alla classifica nazionale del 2015, questa città guadagna, infatti, ben 17 posizioni. Nell’immaginario degli Abruzzesi, probabilmente, il primato sarebbe potuto appartenere a Pescara ed invece non è così, tra le quattro, Pescara è ultima. Questa la graduatoria: L’Aquila, Chieti, Teramo e Pescara. E’ indubbio che, dopo il terribile terremoto, in nostro Capoluogo di Regione sia riuscito a dare un gran colpo di reni. Quasi a dispetto del suo motto “Immota manet”, L’Aquila si riprende.
Scendendo nel dettaglio dei singoli elementi del “paniere”, ogni città abruzzese ha il proprio record regionale. Teramo è prima per le librerie (16a in Italia), L’Aquila per i cinema (45° in Italia), Pescara per gli spettacoli (11a in Italia), L’Aquila per la ristorazione e servizio bar (12a in Italia), Pescara per quanto riguarda la spesa dei turisti stranieri (54a in Italia), ancora L’Aquila per la solidarietà-onlus (2a in Italia, effetto del sisma, probabilmente), Pescara per le attività sportive (43° in Italia), Chieti per cultura e tempo libero (39a in Italia).
Nel complesso, però, l’Abruzzo posiziona tutte le sue città capoluogo nella seconda metà della classifica nazionale. La voce che spinge verso il basso è quella relativa a “reddito, risparmi e consumi”. Chi conosce la nostra regione sa bene che molti degli indicatori possono essere migliorati. La graduatoria pone nella sua parte bassa tutte le città del meridione e la lettura della differenza tra nord e sud è immediata. Solo un serio marketing territoriale può aiutare ad individuare quali siano gli elementi del “paniere” su cui occorre puntare per ottimizzare gli sforzi e dare senso alla presenza, nel panorama nazionale, in termini economici e di qualità della vita, di una regione dalle grandi risorse e possibili prospettive. Occorre venir fuori dalle sabbie mobili di un quotidiano che non rappresenta il segmento di un percorso strategico ma tempo in cui si procede per la mera amministrazione dell’esistente, sia nel settore pubblico che in quello privato.